Istat, Italia sempre più vecchia. Scendono ancora le nascite

Diminuisce anche la popolazione complessiva: è il primo calo consistente negli ultimi novanta anni

Nel 2015 continua la diminuzione delle nascite in atto dal 2008. Nel 2015 i nati sono meno di mezzo milione (-17 mila sul 2014) di cui circa 72 mila stranieri (14,8% del totale). Stando a quanto riporta l'Istat nel Bilancio demografico nazionale, i decessi sono stati oltre 647 mila, quasi 50 mila in più rispetto al 2014. Si tratta di un incremento sostenuto, da attribuire a fattori sia strutturali sia congiunturali. L'eccesso di mortalità ha riguardato i primi mesi dell'anno e soprattutto il mese di luglio, quando si sono registrate temperature particolarmente elevate per un periodo di tempo prolungato.

Il saldo naturale della popolazione complessiva è negativo ovunque, con la sola eccezione della provincia autonoma di Bolzano. Il tasso di crescita naturale si attesta a -2,1 per mille a livello nazionale e varia dal +1,9 per mille di Bolzano al -7,8 per mille della Liguria. Anche Molise (-5,4 per mille), Friuli-Venezia Giulia (-5,1 per mille), Piemonte, Toscana e Umbria presentano decrementi naturali particolarmente accentuati (tutti a -4,8%). Secondo l'Istat, la concomitanza tra la crisi economica e la diminuzione delle nascite, ravvisabile in quasi tutti i Paesi europei, suggerisce un legame tra i due fenomeni. Lo stesso può dirsi per la diminuzione dei matrimoni, registrata proprio a partire dal 2008.

ITALIA SEMPRE PIU' VECCHIA. Nel 2015 si è registrato, inoltre, un ulteriore incremento del grado di invecchiamento della popolazione. Al 31 dicembre 2015 l'età media della popolazione è pari a 44,7 anni (+0,3 punti percentuali rispetto al 2014 contro +0,2 punti degli anni precedenti). Il processo di invecchiamento investe tutte le regioni d'Italia anche se con intensità differenti: al Centro-Nord l'età media supera i 45 anni, nelle regioni del Mezzogiorno è di poco superiore ai 43 anni. A livello regionale il valore più elevato si registra in Liguria (48,5 anni) seguita da Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Piemonte, Umbria e Molise (valori superiori ai 46 anni). Di contro l'età media è più bassa del valore nazionale in Lombardia, Lazio, Puglia, Calabria, Sicilia, Trentino-Alto Adige e Campania, (in quest'ultima è inferiore a 42 anni).

L'Istat osserva la continua riduzione della popolazione con meno di 15 anni: al 31 dicembre 2015 è pari al 13,7%, un punto decimale in meno rispetto all'anno precedente. Continua a ridursi anche la consistenza della popolazione in età attiva (15-64 anni), nel 2015 si attesta al 64,3%, mentre è in crescita la popolazione di 65 anni e oltre (22%).  A livello territoriale, nel Nord e nel Centro del Paese la percentuale di giovani fino a 14 anni si è andata ulteriormente riducendo, fino a raggiungere il valore del 13,6% al Nord e 13,3% al Centro. Nelle stesse ripartizioni i residenti con 65 anni e oltre si attestano intorno al 23% del totale, quelli con 80 anni e oltre intorno al 7%.

Il disequilibrio tra giovani e anziani è più contenuto al Sud – dove la popolazione di 0-14 anni è il 14,2% del totale e quella over65  il 19,9% – ma soprattutto nelle Isole dove i valori sono rispettivamente pari a 13,7% e 20,7%. A livello regionale, la Liguria presenta il maggior squilibrio tra giovani e anziani, in quanto registra il valore più alto di popolazione con più di 64 anni (28,2%) e il valore più basso di individui con meno di 15 anni (11,5%).

POPOLAZIONE SCENDE A 60 MILIONI. Al 31 dicembre 2015 risiedono in Italia 60.665.551 persone, di cui più di 5 milioni di cittadinanza straniera (8,3% dei residenti a livello nazionale, 10,6% al Centro-nord). Nel corso del 2015 il numero dei residenti ha registrato una diminuzione consistente per la prima volta negli ultimi novanta anni: il saldo complessivo è negativo per 130.061 unità. Il calo riguarda esclusivamente la popolazione di cittadinanza italiana, con 141.777 residenti in meno, mentre la popolazione straniera aumenta di 11.716 unità. Il movimento naturale della popolazione ha fatto registrare un saldo (nati meno morti) negativo per quasi 162 mila unità. Il saldo naturale è positivo per i cittadini stranieri (quasi 66 mila unità), mentre per i residenti italiani il deficit è molto più ampio e pari a 227.390 unità.

Il decremento della popolazione iscritta in anagrafe è dovuto in larga misura alla dinamica naturale. Il saldo naturale, determinato dalla differenza tra il numero delle nascite e quello dei decessi, nel 2015 ha fatto registrare valori fortemente negativi, come già l'anno precedente, ma in misura ancora più accentuata. Al costante calo delle nascite, nel 2015 si è affiancato un significativo aumento dei decessi. Dopo anni nei quali i flussi migratori riuscivano a compensare il calo demografico dovuto alla dinamica naturale negativa, nel 2015 il consistente saldo naturale negativo, unito alla continua diminuzione del saldo migratorio, ha portato al decremento della popolazione. Complessivamente, la variazione della popolazione è stata determinata dalla somma delle seguenti voci di bilancio: il saldo negativo del movimento naturale, pari a -161.791 unità; il saldo positivo del movimento migratorio con l'estero, pari a 133.123; il saldo per altri motivi e per movimento interno, pari a -101.393 unità.

CONTINUANO I FLUSSI MIGRATORI. Nel 2015 il movimento migratorio con l'estero mostra per l'Italia un saldo positivo di circa 133 mila unità, seppure in flessione rispetto agli anni precedenti. Restano stabili le iscrizioni dall'estero, pari a 280.078 e per il 90% riferite a stranieri. Le cancellazioni per l'estero sono invece in aumento, superano le 100 mila per gli italiani (di nascita e naturalizzati) mentre sono quasi 45 mila per gli stranieri. Si conferma la maggiore attrattività delle regioni del Nord e del Centro, verso le quali si indirizzano i flussi migratori provenienti sia dall'estero sia dall'interno. Prosegue la crescita delle acquisizioni di cittadinanza: ammontano a 178 mila i nuovi cittadini italiani nel 2015. Sono circa 200 le nazionalità presenti nel nostro Paese; per oltre il 50% (oltre 2,6 milioni di individui) si tratta di cittadini di un Paese europeo. La cittadinanza maggiormente rappresentata è quella rumena (22,9%) seguita da quella albanese (9,3%).