La Corte d'Appello di Roma ha pubblicato oggi la sentenza con la quale respinge il ricorso presentato dal ministero della Difesa che dovrà risarcire la famiglia Salvatore Vacca, morto a 23 anni per le ripetute esposizioni all'uranio impoverito. Nella sentenza, dice a LaPresse l'avvocato Angelico Fiore Tartaglia dell'Osservatorio militare, "si evidenziano le gravi inadempienze che hanno portato il giovane a morte dopo l'esposizione a uranio impoverito e il rapporto di causa effetto tra l'esposizione all'uranio impoverito e il male che ha ucciso Salvatore". Nella sentenza, secondo quanto sottolinea in una nota Domenico Leggiero dell'Osservatorio Militare, si sottolinea come non ci sia stata "alcuna adeguata informazione sulla pericolosità e sulle precauzioni da adottare", e si evidenzia come "la pericolosità delle sostanze prescinde dalla concentrazione". I giudici sottolineano inoltre la "condotta omissiva di natura colposa dell'Amministrazione della Difesa" e "l'esistenza di collegamento causale tra zona operativa ed insorgenza della malattia". Infine viene stigmatizzato il "comportamento colposo dell'autorità militare per non avere pianificato e valutato bene gli elementi di rischio".
Nella sentenza si sottolinea come non ci sia stata "alcuna adeguata informazione sulla pericolosità e sulle precauzioni da adottare", e si evidenzia come "la pericolosità delle sostanze prescinde dalla concentrazione". I giudici sottolineano inoltre la "condotta omissiva di natura colposa dell'Amministrazione della Difesa" e "l'esistenza di collegamento causale tra zona operativa ed insorgenza della malattia". Infine viene stigmatizzato il "comportamento colposo dell'autorità militare per non avere pianificato e valutato bene gli elementi di rischio".