A un anno dalla morte di Stefania Amalfi, 30enne uccisa il 26 aprile 2016, la squadra mobile della polizia di Stato di Varese ha arrestato il marito, Alessandro Argenziano. L'avrebbe assassinata in casa per entrare in possesso di una polizza di risparmio che la giovane moglie aveva stipulato a proprio nome. Quella sera di fine aprile di dodici mesi fa Argenziano avrebbe somministrato a Stefania una forte quantità di farmaco calmante, e dopo averla ridotta in uno stato di semi incoscienza si sarebbe accanito su di lei per soffocarla. L'uomo è accusato di omicidio e maltrattamenti in famiglia; la custodia cautelare in carcere è stata emessa dal gip Sala del tribunale di Varese su richiesta della locale procura della Repubblica.
L'uomo era stato già denunciato a seguito delle indagini svolte subito dopo il decesso della donna: su di lui si erano concentrati i primi sospetti. Nel corso dell'attività era emerso che il marito aveva sottomesso psicologicamente la giovane moglie, impedendole di mantenere i contatti con la famiglia d'origine.
Argenziano è stato arrestato a Besozzo, in provincia di Varese, a casa della nuova compagna. Determinante, spiega la questura, è stata la sua insistenza nel voler far credere che si trattasse di suicidio. Alla polizia, intervenuta in casa ancora prima dell'arrivo del 118, aveva mostrato una lettera a firma della moglie in cui la 30enne confessava di volersi togliere la vita. Successivamente i periti hanno stabilito che la lettera era stata effettivamente scritta da Stefania, ma molto prima di morire: la mano che aveva steso quelle parole, spiega la polizia, non è la stessa di una persona con in corpo dei farmaci poco prima di suicidarsi. Era da almeno un anno che lui la maltrattava, fisicamente e psicologicamente.
La famiglia di lei si era accorta che la loro relazione aveva assunto toni non sani, e le aveva consigliato di lasciare il marito. Argenziano secondo l'accusa aveva preso il controllo sulla vita della moglie tanto da levarle anche il portafoglio per proibirle di gestire autonomamente le proprie spese. Stefania era anche stata costretta a cambiare il medico di base con quello del marito: in questo modo lui le controllava i farmaci che assumeva.