La gita in Austria è stata sospesa, rinviata a data da definirsi. Non ci andrà la 13enne autistica di una terza media di Legnano, nel nordovest milanese, esclusa dalle conversazioni whatsapp delle compagne di cui era oggetto, né la sua classe: la decisione è stata presa dalla scuola in cui questa mattina, su richiesta del provveditorato di Milano, sono arrivati gli ispettori del ministero dell'Istruzione. Gli alunni dovevano partire oggi alla volta di Mathausen per visitare uno tra i lager più famigerati del sistema di campi di concentramento nazisti, fare tappa a Salisburgo e giovedì, dopo tre notti fuori casa, essere di ritorno a casa. "Non c'erano i presupposti perché mia figlia andasse, ma non abbiamo protestato chiedendo che fosse annullata anche per gli altri. Da febbraio, invece, abbiamo chiesto udienza ai genitori, preside e insegnanti senza aver risposta", spiega a LaPresse la madre della tredicenne, affiancata in questo dal marito, da una insegnante di sostegno, uno specialista che da anni segue la figlia e dall'Anffas, Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità affettiva e relazionale.
Nel frattempo giovedì scorso l'istituto scolastico è stato scosso dal funerale della preside, precocemente scomparsa. Tutto nasce dal pensiero di quelle ore notturne da passare in albergo lontano dalla propria cameretta e dai genitori, tra le prime esperienze di autonomia che un adolescente può fare, assieme a coetanei ed insegnanti. "Chi dormirà con lei? Abbiamo paura", si sarebbero scritte le ragazzine in un gruppo di messaggistica istantanea creato sugli smartphone. "Una paura che forse può essere intesa come senso di troppa responsabilità, ma che noi abbiamo visto come un rifiuto, una discriminazione", commenta la madre, venuta a conoscenza della chat dalla mamma di una compagnetta della figlia. Un timore che le poco più che bambine non sono state in grado di gestire, tanto da chiedere consiglio ai propri genitori. "Gli adulti hanno deciso per la nostra famiglia, suggerendo che dormisse con un'insegnante e non assieme agli altri della sua età – aggiunge – Mia figlia è scout, e passa i fine settimana con loro dormendo in tenda: mai un problema. Anzi, l'impegno che mette nelle sue attività quotidiane, dentro e fuori scuola, è da fare invidia a tanti ragazzini definiti 'normali'".
Se si è trattato di discriminazioni per la condizione di salute della piccola o di cyber bullismo saranno ora gli ispettori del provveditorato a stabilirlo, ascoltando la versione delle insegnanti e dei ragazzi. "Ma ora abbiamo bisogno di riprendere la vita di tutti i giorni, perché questa storia ci ha sommersi e ovunque ci domandano. Gli ispettori faranno il loro lavoro, a noi serve solo la serenità".