Parma, truffe sistema sanitario: 413 prestazioni false in 4 anni

Gli indagati sono accusati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e falso in atto pubblico

Quattrocentotredici prestazioni sanitarie fittizie in quattro anni, che hanno consentito di ottenere il rimborso di poco meno di 60mila euro dalla Regione Emilia Romagna. E' il 'cuore' della truffa scoperta dai carabinieri del Nas di Parma, impegnati nell'operazione 'Diabolik', che hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti del legale responsabile di un Centro dialisi della provincia di Parma e di una sua stretta collaboratrice, infermiera professionale dipendente della stessa struttura. Ad un terzo soggetto, un sanitario residente a Reggio Emilia, è stata applicata la misura del divieto temporaneo di esercizio della professione medica per la durata di 12 mesi: era lui, secondo l'accusa, ad attestare sedute di 'dialisi extra' di fatto mai eseguite. Nell'ambito della stessa indagine risultano indagate altre 4 persone tra medici e infermieri. 

Le ipotesi di reato contestate a vario titolo sono associazione a delinquere finalizzata alla truffa in danno del Servizio sanitario nazionale, falso in atto pubblico e violenza e minaccia per costringere a commettere reato. Le misure cautelari sono state richieste dalla procura della Repubblica di Parma ed emesse dal gip del Tribunale locale: dei sette decreti di perquisizione, tre hanno riguardato gli appartamenti dei principali indagati, due studi commercialisti di Parma, uno il Centro dialisi di Parma e uno il Centro dialisi dell'ospedale di Oglio Po (Cremona), il cui personale lavorava anche nella struttura di Parma. E' stato disposto inoltre sequestro penale preventivo finalizzato alla confisca per il conto corrente del Centro dialisi di Parma per la somma complessiva di poco meno di 60mila euro. 

Tre soggetti destinatari delle misure cautelari sono ritenuti responsabili di aver perpetrato una truffa in danno del Ssn realizzando falsa documentazione giustificativa e costringendo alcuni collaboratori ad alterare le cartelle cliniche: in particolare, il loro ruolo sarebbe stato quello di "dichiarare l'effettuazione di prestazioni sanitarie rivelatesi invece mai eseguite, per le quali veniva richiesto all'Asl il relativo rimborso spese tramite l'indicazione – riportata nella scheda paziente – della dicitura 'dialisi extra'" e di "creare falsi in cartella clinica per sviare le investigazioni in corso e poter proseguire l'attività illecita, inserendo motivazioni che potessero giustificare l'effettuazione delle dialisi".