Papa Francesco si è recato al Colosseo per seguire la Via Crucis lungo le vie di Roma, davanti al Colosseo. Nel secondo giorno del triduo pasquale, si ricorda la memoria della passione e morte di Gesù, ultimo atto prima della Pasqua. Il pontefice ha scelto di seguire la Via Crucis rimanendo seduto. Le meditazioni, dal titolo che rimanda al tema dell'Anno Santo 'Dio è misericordia', sono state affidate al cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo della diocesi di Perugia-Città della Pieve.
Al termine della Via Crucis, il pontefice ha rivolto una sua preghiera speciale: 'O Croce di Cristo', nella quale ha posto l'accento in particolare su due temi: la crisi dei migranti e il terrorismo. La Croce – ha spiegato – oggi la vediamo "nei fondamentalismi e nel terrorismo dei seguaci di qualche religione che profanano il nome di Dio e lo utilizzano per giustificare le loro inaudite violenze", ma anche "nei volti dei bambini, delle donne e delle persone, sfiniti e impauriti che fuggono dalle guerre e dalle violenze e spesso non trovano che la morte e tanti Pilati con le mani lavate" e "nel nostro Mediterraneo e nel mar Egeo divenuti un insaziabile cimitero, immagine della nostra coscienza insensibile e narcotizzata".
LE STAZIONI DELLA VIA CRUCIS. Per la prima stazione porta la croce il vescovo vicario di Roma, cardinale Agostino Vallini. Gesù è condannato a morte per crocifissione, perché, scrive Bassetti "la giustizia di Gesù non si compie con una rivoluzione, ma passa attraverso lo scandalo della croce", il Signore "prende su di sé il male del mondo e non risponde al male con il male". Per la seconda stazione la croce è portata da una famiglia di Roma, Andrea Postiglione e Francesca Martucci con i loro quattro figli. Gesù è caricato della croce. Nella terza stazione a portare la croce sono dei rappresentanti dell'Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali) Francesco Rocco Arena, disabile in carrozzina, accompagnato dalla sorella, Luciana Matani, e dal barelliere Salvatore Bonaccorso. Gesù cade, per la prima volta, sotto il peso della Croce. "Ci sono situazioni di sofferenza che sembrano negare l'amore di Dio – è il commento di Bassetti -. Dov’è Dio nei campi di sterminio? Dov’è Dio nelle miniere e nelle fabbriche dove lavorano come schiavi i bambini? Dov’è Dio nelle carrette del mare che affondano nel Mediterraneo?".
Nella quarta stazione a portare la croce è la famiglia di Paolo Budaci con la moglie e le figlie, Chiara e Francesca. Gesù incontra sua madre. Nella quinta stazione portano la croce due allieve, il direttore e un insegnante dell'Afgp (Associazione Formazione Giovanni Piamarta) di Remedello (Bs). Gesù è aiutato da Simone di Cirene a portare la Croce. "La sofferenza, quando bussa alla nostra porta, non è mai attesa – commenta il cardinal Bassetti -. Appare sempre come una costrizione, talvolta perfino come un’ingiustizia. E può trovarci drammaticamente impreparati. Una malattia potrebbe rovinare i nostri progetti di vita. Un bambino disabile potrebbe turbare i sogni di una maternità tanto desiderata. Quella tribolazione non voluta bussa, però, prepotentemente al cuore dell’uomo. Come ci comportiamo di fronte alla sofferenza di una persona amata? Quanto siamo attenti al grido di chi soffre ma vive lontano da noi?". Nella sesta stazione la croce è portata da una donna cinese, Yialaan Chin, e una russa, Varvara Slivkina. La Veronica asciuga il volto di Gesù. "Quanti volti sfigurati dalle afflizioni della vita ci vengono incontro e troppo spesso voltiamo lo sguardo dall’altra parte. Come non vedere il volto del Signore in quello dei milioni di profughi, rifugiati e sfollati che fuggono disperatamente dall’orrore delle guerre, delle persecuzioni e delle dittature? – scrive l'arcivescovo di Perugia -. Per ognuno di loro, con il suo volto irripetibile, Dio si manifesta sempre come un soccorritore coraggioso".
Nella settima stazione portano la Croce una donna paraguaiana, Nives Masala, e un uomo bosniaco, Radoslav Dodig. Gesù cade per la seconda volta. Nell'ottava stazione la Croce è portata da una famiglia ecuadoregna, Josè Silva e Monica Jaramillo con il figlio Giuseppe Carlo. Gesù incontra le donne di Gerusalemme. Nella nona stazione portano la Croce una donna dall'Uganda, Prisca Ojok Aunma, e un uomo keniota, Nicodemus Orioki Nyaega. Gesù cade per la terza volta. "Quante volte gli uomini e le donne cadono a terra – scrive il cardinal Bassetti -. Quante volte gli uomini, le donne e i bambini soffrono per una famiglia spezzata. Quante volte gli uomini e le donne pensano di non avere più dignità perché non hanno un lavoro. Quante volte i giovani sono costretti a vivere una vita precaria e perdono la speranza per il futuro". "È per misericordia che Dio s’è abbassato fino a giacere nella polvere della strada". "Polvere benedetta dalle lacrime di tanti fratelli caduti per la violenza e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo".
Nella decima stazione la Croce è portata dal messicano Ruben Guillen Soto e da Letitia Yando della Repubblica centrafricana. Gesù è spogliato delle vesti. "Quel corpo spogliato di tutto fuorché dell’amore – commenta l'arcivescovo di Perugia – racchiude in sé l’immenso dolore dell’umanità e racconta tutte le sue piaghe. Soprattutto quelle più dolorose: le piaghe dei bambini profanati nella loro intimità". Nell'undicesima stazione portano la Croce John Sentovich, statunitense, e la boliviana Susana Mamami. Gesù è crocifisso. Nella dodicesima stazione la Croce è portata da due siriani assistiti dalla comunità di Sant'Egidio, Haddad Rana e Yousef Saghir. Gesù muore in croce. "Il XX secolo – riflette il cardinal Bassetti – è stato definito il secolo dei martiri. Esempi come quelli di Massimiliano Kolbe ed Edith Stein esprimono una luce immensa. Ma ancora oggi il corpo di Cristo è crocifisso in molte regioni della terra. I martiri del XXI secolo sono i veri apostoli del mondo contemporaneo".
Nella tredicesima stazione la Croce è portata dai frati di Terrasanta. Gesù è deposto dalla Croce. "Il silenzio, la semplicità e la sobrietà con cui Giuseppe si avvicina al corpo di Gesù" è in contrasto "con l’ostentazione, la banalizzazione e la fastosità dei funerali dei potenti di questo mondo. La testimonianza di Giuseppe ricorda – osserva l'arcivescovo di Perugia – tutti quei cristiani che anche oggi per un funerale mettono a rischio la propria vita".
LA PREGHIERA: O CROCE DI CRISTO. Una lunga preghiera, scritta da Papa Francesco, e da lui stesso pronunciata al termine della Via Crucis del Venerdì Santo che si è svolta questa sera al Colosseo a Roma. Queste le parti salienti della preghiera pronunciata dal pontefice:
O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo eretta nelle nostre sorelle e nei nostri fratelli uccisi, bruciati vivi, sgozzati e decapitati con le spade barbariche e con il silenzio vigliacco.
O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo nei volti dei bambini, delle donne e delle persone, sfiniti e impauriti che fuggono dalle guerre e dalle violenze e spesso non trovano che la morte e tanti Pilati con le mani lavate.
O Croce di Cristo, ancora oggi ti vediamo nei ministri infedeli che invece di spogliarsi delle proprie vane ambizioni spogliano perfino gli innocenti della propria dignità.
O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei fondamentalismi e nel terrorismo dei seguaci di qualche religione che profanano il nome di Dio e lo utilizzano per giustificare le loro inaudite violenze.
O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi in coloro che vogliono toglierti dai luoghi pubblici ed escluderti dalla vita pubblica, nel nome di qualche paganità laicista o addirittura in nome dell'uguaglianza che tu stesso ci hai insegnato.
O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei potenti e nei venditori di armi che alimentano la fornace delle guerre con il sangue innocente dei fratelli.
O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei traditori che per trenta denari consegnano alla morte chiunque.
O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nei ladroni e nei corrotti che invece di salvaguardare il bene comune e l'etica si vendono nel misero mercato dell'immoralità.
O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi negli anziani abbandonati dai propri famigliari, nei disabili e nei bambini denutriti e scartati dalla nostra egoista e ipocrita società.
O Croce di Cristo, ti vediamo ancora oggi nel nostro Mediterraneo e nel mar Egeo divenuti un insaziabile cimitero, immagine della nostra coscienza insensibile e narcotizzata.