Caso Regeni, sul corpo più fratture di quelle evidenziate in Egitto

Entro una decina di giorni le polizie italiane e egiziane si incontreranno a Roma per decidere insieme come rendere più proficua la collaborazione

 L'autopsia sul corpo di Giulio Regeni eseguita dal professor Vittorio Fineschi presso l'Istituto di medicina legale dell'Università La Sapienza ha evidenziato diverse fratture, ferite e ustioni in più rispetto a quelle evidenziate nel referto dell'esame autoptico dei medici egiziani. È una delle tante discrepanze tra l'indagine italiana e quella egiziana sulla morte del ricercatore friulano ed è quella che, più di altre, è stata sottolineata ieri nel corso della riunione tra magistrati italiani ed egiziani che si è tenuta al Cairo. Erano presenti oltre al procuratore generale della Repubblica Araba di Egitto Nabil Ahmed Sadek, il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e il pm Sergio Colaiocco che segue da Roma le indagini sul caso.

VERTICE ENTRO PASQUA.   Entro una decina di giorni le polizie italiane e egiziane che lavorano sul caso si incontreranno a Roma per decidere insieme come rendere più proficua possibile la collaborazione nell'inchiesta sull'omicidio del giovane. È quanto deciso ieri nell'incontro, che si è tenuto al Cairo, tra il procuratore generale della Repubblica Araba di Egitto Nabil Ahmed Sadek, il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e il pm Sergio Colaiocco che segue da Roma le indagini sul caso. Ma a quaranta giorni dalla morte del ricercatore friulano sono ancora tanti i lati oscuri di una vicenda e non mancano le polemiche per la scarsa collaborazione che, almeno fino a oggi c'è stata da parte dell'Egitto.

PIU' COLLABORAZIONE. Più collaborazione tra Italia ed Egitto per arrivare alla verità sulla morte: è questa invece la sintesi che è emersa ieri dalla nota congiunta al termine dell'incontro. "Entrambe le parti – recitava la nota – hanno  convenuto di incrementare la loro collaborazione diretta per arrivare a prove concrete e ad arrestare i colpevoli". 

ROMA ATTENDE ATTI. Tuttavia, almeno per ora, le richieste dei pm italiani, rinnovate ieri al Cairo, dei materiali di indagine non ancora arrivati dalla capitale egiziana, non hanno avuto seguito. Mancano ancora all'appello i dati delle celle telefoniche, e i video delle telecamere di sorveglianza di metropolitane e negozi del quartiere nel quale Giulio viveva ed è sparito il 25 gennaio scorso, dei quali la procura di Roma, anche ieri al Cairo, ha fatto esplicita richiesta. Inoltre i documenti inviati fino a oggi dall'Egitto contengono informazioni sommarie e carenti anche sui verbali delle testimonianze raccolte dagli inquirenti egiziani. Ieri il procuratore generale della Repubblica Araba di Egitto Nabil Ahmed Sadek ha assicurato ai magistrati italiani che i altri materiali arriveranno. La procura di Roma li attende.