Prendevano tangenti per addomesticare le sentenze legate ai casi che seguivano in commissione tributaria e poi si dividevano i soldi. Con questa accusa è stata arrestata dalla Guardia di finanza Marina Seregni, commercialista 70enne di Monza, giudice tributario di primo grado. Un'analoga misura cautelare è stata recapitata anche al collega Luigi Vassallo, anche lui giudice tributario ma in Appello, già finito in carcere il 17 dicembre 2015. Vassalloè tuttora detenuto a Opera, per essere stato colto in flagranza mentre incassava 5mila euro, prima tranche di una mazzetta da 30mila. Seregni, accusata di corruzione in atti giudiziari, è stata portata invece nel carcere milanese di San Vittore.
Il nuovo filone dell'inchiesta riguarda la società Swe-co e una presunta tangente da 300 mila euro versata dal gruppo per "addomesticare" una sentenza su un caso di "esterovestizione". Ben 267 mila euro sono stati ritrovati in due diverse cassette di sicurezza nella disponibilità di Vassallo. I 267 mila euro, come emerge dall'ordinanza del gip Manuela Cannavale, erano suddivisi in buste "distinte in relazione al 'soggetto erogatore'" persona fisica o giuridica e sono stati sequestrati dal Nucleo di polizia tributaria.
Altri contanti sono stati trovati nella sua casa e nel suo studio di Vassallo, per un totale di 300 mila euro. Il giudice tributario, che era avvocato cassazionista e professore universitario a Pavia, da quanto ha riferito la sua segretaria agli inquirenti, "era solito mettere le mazzette all'interno dei cesti natalizi". A provarlo, ci sarebbero anche alcune conversazioni intercettate dai militari delle Fiamme Gialle. Alla collega Seregni, Vassallo avrebbe detto nel corso di una telefonata "siccome io ti voglio tanto bene, per Natale ti voglio portare delle cose gustosissime". Inoltre, Seregni "scherza con Vassallo sul fatto che questi le farà un regalo a Natale e che i due 'mangeranno insieme'".