Roma, 4 dic. (LaPresse) – Il bacino di immigrati in cerca di lavoro è fortemente aumentato negli ultimi anni, al punto che nel primo semestre del 2015 risultano essere ben 483mila gli stranieri in cerca di una occupazione, quasi il doppio dei 250mila del 2010. La componente straniera delle forze lavoro è anche quella che, pure negli anni della crisi, ha visto comunque crescere il numero degli occupati, che sono passati da 1.912.000 nel 2010 a 2.322.000 nel primo semestre del 2015, contrariamente a quanto registrato per gli italiani. Ma si tratta di una buona notizia a metà, perché aumentano gli stranieri disoccupati e inattivi, e perché le occupazioni continuano a essere quelle più dequalificate, faticose e poco retribuite. Lo si evince dal rapporto annuale del Censis presentato oggi a Roma.
Il 65,9% degli immigrati svolge un lavoro manuale (il 35,6% un lavoro non qualificato) e solo il 34,1% è un impiegato, professionista, dirigente o quadro. Per gli italiani il rapporto è capovolto, per cui il 68,9% svolge un lavoro di concetto e solo il 31,1% un lavoro manuale. Gli immigrati costituiscono ovviamente una risorsa poco costosa per i datori di lavoro: appena l?1,3% guadagna più di 2mila euro al mese, a fronte dell?8,3% degli italiani, e circa l?80% percepisce al massimo 1.200 euro (e tra questi il 39,2% meno di 800 euro). Continua a crescere però il numero degli stranieri che fanno impresa: negli ultimi tre anni sono aumentati del 12,9%, rispetto alla contrazione del 4,7% che si registra nello stesso periodo per le imprese italiane. Le oltre 443mila imprese a guida straniera rappresentano ormai il 13,7% delle imprese complessivamente presenti in Italia.