Milano, 25 nov. (LaPresse) – Nuovo capitolo della vicenda che riguarda Getty Images e LaPresse sul tema degli archivi fotografici, dopo che nel 2014 l’agenzia americana aveva annunciato che avrebbe aperto gratis le sue librerie per chi non avesse usato le immagini per scopi commerciali. L’agenzia fotografica e di stampa di Torino aveva presentato una causa contro Getty e ora, come riporta ‘Il Corriere della Sera’ la battaglia “è finita con una segnalazione in Procura e all’Agenzia delle Entrate di Milano.
La strategia commerciale del gruppo aveva avuto una eco rilevante in quanto sembrava proporre un rimedio a un tema diffuso e scottante: la difesa del diritto d’autore sul Web. Getty, in effetti, ha adottato una politica che permette a chiunque non ne faccia un “uso commerciale” di scaricare le foto dal proprio archivio con segnalazione della fonte. Il pagamento scatta – chiaramente – per gli usi commerciali. Ma è nelle pieghe di questa seconda fase che si è accesa una battaglia legale con LaPresse – società di Marco Durante che dal secondo dopoguerra raccoglie e rimpingua archivi fotografici – finita alla Sezione specializzata in materia di imprese del Tribunale di Milano. Pochi giorni fa il giudice Paola Gandolfi ha emesso la sua ordinanza che, va subito sottolineato, ha rigettato il ricorso con cui l’agenzia torinese, con la consulenza dello studio legale Rucellai &Raffaelli, aveva presentato una causa contro Getty Images Italia, Getty Images Devco Italia e Getty Images International, per “concorrenza con mezzi non corretti”.
Il quotidiano milanese, in un articolo uscito oggi, ha spiegato come “il danno non è stato dimostrato. Ma allo stesso tempo la trasmissione degli atti in Procura per la valutazione sarà seguita da molte aziende perché potrebbe costituire un precedente importante per dare una risposta a un quesito che circola in molti settori legati direttamente o indirettamente a Internet: l’utilizzo di strutture fiscali come il “double Irish” – diventata famosa con i cosiddetti Over the Top a partire da Google e di cui si discute a livello europeo – e delle stabili organizzazioni occulte nei vari Paesi sono anche lesive della concorrenza?
Il Tribunale di Milano durante il processo La Presse contro Getty ha nominato un Ctu (consulente tecnico) nella persona di Benedetto Santacroce e i risultati sono stati riassunti nell’ordinanza ora trasmessa alla Procura. “Ci si troverebbe di fronte – si legge nelle osservazioni – a un’ipotesi occulta di stabile organizzazione (…) il che imporrebbe che i redditi generati in Italia (…) venissero considerati prodotti nello Stato e qui tassati. L’occultamento della stabile organizzazione di fatto consentiva a Getty International di beneficiare del più favorevole regime fiscale irlandese”. Getty durante il processo ha affermato che “Getty Images Italia si limita a promuovere in Italia le licenze d’uso del materiale fotografico offerte da Getty International, in qualità di agente di vendita”.
Secondo il ‘Corriere’ il giudice ha sottolineato che “invero, non risulta automatico che l’eventuale violazione di norme pubbliciste fiscali si traduca in un vantaggio competitivo, dovendo provarsi un nesso causale tra l’illecito amministrativo ed un comportamento concorrenziale dannoso”, ma, allo stesso tempo, ha quantificato in un 18,9% “l’indebito risparmio fiscale che può essere riguardato sotto il profilo della riduzione dei costi complessivi per la realizzazione del servizio venduto”.
FASCICOLO AL PROCURATORE GRECO. È arrivato sul tavolo del procuratore aggiunto Francesco Greco il fascicolo relativo alla “battaglia” degli archivi fotografici tra l’agenzia statunitense Getty Images e il gruppo torinese LaPresse. L’agenzia LaPresse aveva intentato causa a Getty davanti al Tribunale di Milano. La decisione del giudice della sezione specializzata in materia di imprese Paola Gandolfi è stata quella di trasmettere il fascicolo in Procura e all’Agenzia delle Entrate. L’ipotesi è quella di “una occulta stabile organizzazione di Getty in Italia e di una esterovestizione di profitti realizzati dal gruppo, che ha sede legale in Irlanda, nel nostro Paese”. Ora sarà il procuratore aggiunto Greco, una volta valutata la documentazione raccolta, a decidere se aprire un fascicolo sulla vicenda.