Torino, 4 nov. (LaPresse) – Elena Ceste scompare dalla sua casa di Costigliole d’Asti, a pochi chilometri dal luogo del ritrovamento del suo cadavere, la mattina del 24 gennaio del 2014. A dare l’allarme è il marito, il vigile del fuoco Michele Buoninconti. Quella mattina la donna aveva chiesto al marito di portare i figli a scuola visto che non si sentiva bene. Quando l’uomo torna a casa, non la trova più e, dopo alcune ore, dopo averla cercato anche nella casa di Govone, avvisa le autorità della scomparsa.
Buoninconti e i loro quattro figli, la più piccola di 6 anni la più grande 14, secondo quanto raccontato dall’uomo, quella mattina avrebbero fatto colazione insieme. Poi Buoninconti e i figli sarebbero usciti per andare a scuola. Michele, rimasto poi solo, non sarebbe però andato subito a casa. A confermare queste dichiarazioni le telecamere del Comune lo hanno ripreso in due posti: negli uffici di Palazzo civico per chiedere informazioni sull’Imu e dal medico.
Solo dopo essere tornato a casa ha raccontato di di aver trovato ritrovato i vestiti di Elena buttati in giardino: da una parte le ciabatte spaiate e un maglione a collo alto, al rovescio, dall’altra la biancheria intima, i pantaloni, le calze e gli occhiali. Saranno proprio quei dettagli che lo porteranno a raccontare agli inquirenti dell’allontanamento volontario, e senza vestiti, della moglie Elena.
La svolta arriva dopo nove mesi di ricerche: è il 18 ottobre quando nel canale del rio Mersa, poco distante dalla casa di famiglia, in frazione San Pancrazio di Costigliole, viene ritrovato un cadavere. Il Dna conferma essere quello di Elena Ceste.
Secondo l’autopsia, effettuata medico legale di Alba, Francesco Romanazzi, depositata il 28 gennaio, svolta sui pochi resti del corpo della mamma di Costigliole, Elena Ceste sarebbe morta in un modo violento, non accidentale. Si parla di omicidio, anche se resta da capire se qualcuno abbia portato il suo corpo nel canale dopo la morte o invece la donna sia stata uccisa in quel luogo, un rio vicino alla ferrovia ormai abbandonata che da sei anni non veniva pulito.
E’ il 29 gennaio 2015 quando Michele Buoninconti viene arrestato dagli investigatori di Asti con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere della moglie. Per la Procura, dopo aver avuto i risultati dell’autopsia, la morte di Elena sarebbe stata violenta. Per questo l’uomo “…avrebbe cagionato la morte del coniuge per causa asfittica, avendo agito con premeditazione rappresentata dall’avere programmato e pianificato il delitto con perdurante volontà omicida, frutto di ferma e irrevocabile risoluzione criminosa”, si legge nella richiesta della Procura. Buoninconti si è sempre difeso: “Mia moglie in preda a una crisi di natura psicotica, s’è allontanata di casa nuda, è accidentalmente caduta nel canale ed è morta di freddo”.
Il processo per Michele Buoninconti inizia il primo luglio in Corte d’Assise ad Asti. Il vigile del fuoco è accusato di aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Elena Ceste, 37 anni scomparsa dalla sua casa di Costigliole d’Asti il 24 gennaio 2014 e trovata senza vita in un canale il 18 ottobre. Al processo si sono costituiti parte civile i familiari della vittima e l’associazione Penelope. In aula, durante le udienze, si è sempre presentato Buoninconti, assistito dai suoi legali, e i genitori di Elena. Per Buoninconti il pm Laura Deodato aveva chiesto l’ergastolo, ridotto a 30 anni per il rito abbreviato.