Dal nostro inviato Jan Pellissier
Rimini, 3 nov. (LaPresse) – Sarà approvato domani dal Senato, ma così com’è stato scritto il ‘collegato ambiente’ non va. Nato come legge quadro per mettere ordine tra le troppe disposizioni nazionali e regionali che regolano la tutela dell’ambiente, la norma – che era collegata alla finanziaria 2014 – viene attaccata da più fronti.
Molto critica la posizione di Utilitalia, la federazione che riunisce 577 delle aziende che operano nei servizi pubblici dell’acqua, dell’ambiente, dell’energia elettrica e del gas: in tutto 90 mila addetti per un valore della produzione pari a 40 miliardi di euro e utili per 604 milioni annui.
“Gli obiettivi strategici sottostanti il ‘collegato ambiente’ sono pienamente condivisibili, ma ci sono una serie di norme non organiche rispetto a una normativa complessiva sui rifiuti”, spiega Filippo Brandolini, vicepresidente vicario di Utilitalia e presidente di Herambiente parlando in esclusiva con LaPresse a margine di Ecomondo a Rimini. Non solo, c’è infatti anche il paradosso che mentre entro fine mese arriverà il via libera definitivo anche dalla Camera, proprio a Montecitorio sono in fase di approvazione anche alcune direttive europee in contrasto con quando contenuto nel ‘collegato’.
Utilitalia da parte sua critica, per quanto attiene la raccolta rifiuti, che si continui ad evidenziare come obiettivo la percentuale di raccolta differenziata quando l’obiettivo stabilito dall’Unione europea è la percentuale di riciclo. “Abbiamo poi visto alcune norme che contrastano con gli obiettivi stessi del ‘collegato’ – segnala Brandolini – o ancora, è reso più difficoltoso il recupero di materia da rifiuti evitando così la possibilità di ridurre lo smaltimento in discarica”.
Per Utilitalia prioritaria è una regolazione nazionale del settore rifiuti. “Invece in questo ‘collegato’ quei poteri che potrebbero essere attribuiti a un’Autorità nazionale, vengono attribuiti al ministero che di fatto, oltre ad avere compiti più classicamente politici, di pianificazione e programmazione, ha anche compiti di regolazione e controllo”, constata Brandolini.
Il vero problema per Utilitalia, che rappresenta il 65% delle aziende che forniscono servizi ambientali agli italiani, sta tutto nel nuovo rinvio sul decreto che stabilisce i criteri di determinazione della tariffa puntuale, ovvero la norma che deve stabilire il modo con cui arrivare a definire esattamente quanti rifiuti produce ogni singolo cittadino, impresa o ristorante. Nel collegato si danno infatti altri 12 mesi al dicastero di Gian Luca Galletti, per varare questa norma che doveva essere pronta a metà 2014. “Il servizio della raccolta rifiuti non può essere sottoposto come una tassa patrimoniale, ma deve essere correlato all’effettiva produzione di rifiuti ed ai servizi effettivamente erogati. Peraltro riteniamo che vi debba essere un rapporto diretto tra l’impresa e il cittadino, quindi vorremmo evitare l’intermediazione del comune”, prosegue Brandolini, come avviene oggi, poiché il calcolo dei consumi è legato ai metri quadri dell’abitazione e la riscossione del tributo affidata a società terze.
Di certo, assicura Utilitalia, la tassa sui rifiuti non finirà nella bolletta della luce, come avvenuto per il canone Rai: “Non stiamo sostenendo alcuna ipotesi di questo tipo – aggiunge Brandolini – noi stiamo pensando ad un cittadino che in maniera più consapevole possa pagare per quello che produce. Altre ipotesi non le abbiamo discusse, ma non sono all’ordine del giorno”.
Anche perché Brandolini ricorda come “il canone è una tassa dall’importo predefinito. Per quanto riguarda i rifiuti”, invece, “c’è un tema di variabilità e banche dati, che riterrei difficile da gestire con un soggetto terzo totalmente distinto” come un fornitore di energia. Tutt’altra cosa se la raccolta dei rifiuti fosse gestita esclusivamente da chi eroga il servizio: “Si responsabilizzerebbe il cittadino da una parte mentre conferisce i rifiuti, e soprattutto l’impresa che organizza i servizi sarebbe chiamata all’efficienza” spiega Brandolini.
Nel corso del medio periodo, secondo Utilitalia si prevede possa esserci una stabilizzazione dei costi con il sistema a regime. “Non prefiguriamo un’unica soluzione, ci sono già realtà medio-piccole che stanno già praticando la tariffa puntuale, e ci sono vari sistemi. Noi proporremo una griglia di soluzioni – conclude – ci proponiamo di arrivare a un modello applicabile ovunque o nella maggior parte delle realtà possibili. Noi ci stiamo lavorando attraverso un gruppo di studio con 60 tecnici, pensiamo che nel giro di qualche settimana o mesi, si possano stabilire dei principi generali da sottoporre al ministero, ma poi starà al loro emanare il provvedimento definitivo” magari senza usare tutto l’anno a disposizione”.