Incidenti stradali, allarme Aci-Istat numero vittime scende poco

Di Andrea Capello

Roma, 3 nov. (LaPresse) – Quasi una battuta d’arresto nella riduzione delle vittime della strada in Italia, mentre rallenta, ma non si ferma, il calo degli incidenti e dei feriti. Nel 2014 rispetto al 2013 il numero dei morti è diminuito appena dello 0,6%. Questi i dati preoccupanti rilevati dal rapporto Aci-Istat presentato oggi a Roma.

In totale nel 2014 in Italia si sono registrati 177.031 incidenti stradali con lesioni a persone (181.660 nel 2013), che hanno causato 3.381 deceduti (3.401 nel 2013) e 251.457 feriti (258.093 nel 2013).

In media nel 2014 ogni giorno si sono verificati 485 incidenti, sono morte 9 persone e ne sono rimaste ferite 688. Il costo dei sinistri stradali ammonta nel 2014 a circa 18miliardi di euro. La situazione dell’Italia è in media con quella dell’Unione Europea, dove il calo delle vittime dal 2013 al 2014 è stato dello 0,5%.

Anche nell’obiettivo di dimezzare i morti entro il 2020 rispetto ai valori 2010 l’Italia è in perfetta media (-17,8%) contro il 18% dell’Ue a 28. Con 55,6 morti per incidente ogni milione di abitanti l’Italia si colloca al 15o posto nella graduatoria europea.

A destare le maggiori preoccupazioni è la mortalità stradale all’interno dei grandi centri urbani che cresce del +5,4% nel 2014 rispetto al 2013. Nelle grandi città si concentrano il 75,5% degli incidenti ed il 44,5% dei morti. I grandi comuni che presentano il più alto tasso di mortalità sono Messina (1,6 morti ogni 100 incidenti) e Catania (1,4). I valori più bassi invece si registrano a Bari (0,3), Milano e Genova (0,4).

Torna a crescere pure il numero delle vittime fra pedoni e ciclisti. Nel 2014 i pedoni vittime di incidenti mortali sono stati 578 (+4,9% rispetto al 2013) e i ciclisti 273 (+8,8%).

Per la prima volta, e in via sperimentale, il rapporto Aci-Istat 2014 calcola anche il numero dei feriti gravi in incidenti stradali in Italia secondo l’indicazione della Commissione europea. Nel 2014, sulla base dei dati di dimissione ospedaliera, i feriti gravi sono stati 15mila contro i 13mila del 2013 (+16%).

Sulle strade extraurbane la causa principale degli incidenti resta la distrazione alla guida (21,4%). Alle sue spalle la velocità elevata (+17,3%) e le distanze di sicurezza non adeguate (+13,4%). In città, invece, la causa principale è il mancato rispetto di precedenze e semafori (18,6%) seguita dalla distrazione (15,4%) e dalla velocità (9,2%).

“Ahimé la discesa più o meno costante del numero di morti in incidenti stradali si è praticamente fermata nel 2014. Lo 0.6% infatti è un numero troppo vicino allo zero”, dichiara il presidente dell’Aci, Angelo Sticchi Damiani. “Il dato più preoccupante – aggiunge – è quello relativo alla grandi città dove si muore troppo. Questo proprio non lo riesco a digerire, perché penso sia il dato più aggredibile se si adottassero una serie di misure neanche costosissime”.

A rincarare la dose l’analisi di Roberto Sgalla, direttore centrale per la Polizia Stradale, Ferroviaria, delle Comunicazioni e per i Reparti speciali della Polizia di Stato. “Se nel 2014 c’è stata una battuta d’arresto nel numero delle vittime negli incidenti stradali (appena -0,6%) il 2015 segna addirittura un’inversione di tendenza: probabilmente il dato darà purtroppo un incremento”.

Per Sgalla, “la situazione non è rosea, anzi è assolutamente preoccupante. Inoltre aumenta il numero dei feriti, il che incide tantissimo sui costi”.

Sgalla inoltre mette in luce la grande attenzione che deve essere data alle sanzioni, “che devono essere sempre più adeguate a fare da deterrente ai comportamenti”, e all’importanza “della formazione e della comunicazione”.

“Nel 2020 – conclude Sgalla -, noi dovremmo arrivare ad avere meno di 2000 morti l’anno sulle nostre strade. Ora siamo a 3.381 decessi e ridurre questo dato in così pochi anni mi sembra un obiettivo complicatissimo da centrare. Nessuno di noi però deve demordere”.