Milano, 27 ott. (LaPresse) – Il 28 maggio scorso, intorno alle 21, avevano messo a segno un colpo da record. Avevano portato via 200 mila euro da una macelleria islamica di via Polesine, in zona Corvetto a Milano. Inutile dire che quel denaro, che era nascosto ovunque nell’appartamento del macellaio, perfino sotto il letto, non era solo frutto delle vendite di carne hallal, ma anche il ricavato del traffico di droga del quartiere. Un particolare che non era sfuggito a cinque rapinatori, originari di Minevrino Murge (Barletta), che hanno fatto irruzione nel negozio indossando pettorine dei carabinieri e mostrando tesserini della polizia e hanno ammanettato il gestore, per poi portare via tutti i soldi.
L’operazione, però, non è passata inosservata e un gruppo di magrebini che si trovavano nella vicina piazza Ferrara, notando il trambusto, hanno chiamato il 112. I rapinatori sono comunque riusciti a scappare con il bottino, ma nel trambusto della fuga, hanno dimenticato uno zaino.
I FATTI-. Il 21 maggio, una settimana prima rispetto al colpo, la banda aveva fatto sopralluogo nel palazzo di via Polesine dove si trovano la macelleria islamica e l’appartamento del titolare, ma dopo aver notato le telecamere di sorveglianza, si erano allontanati. Il giorno della rapina, alcuni componenti della banda avevano anche asportano server che registra le immagini della videosorveglianza dalla portineria, sperando così di cancellare ogni traccia della loro presenza a Milano. Il portiere, però, proprio notando i movimenti sospetti, aveva fatto una copia di quelle registrazioni, che ha consegnato alla polizia. E proprio quelle immagini, insieme ad uno scontrino di un negozio di Salsomaggiore, che gli investigatori del commissariato Mecenate, guidati dalla dirigente Marialuisa Pellegrino, hanno trovato nello zaino insieme ad un passamontagna, portano dritto ad Antonio Ciani, 33 anni, originario di Minevrino Murge ma residente a Parma. L’uomo, hanno scoperto i poliziotti impegnati nell’operazione denominata “El Bechee” (macellaio in dialetto milanese), frequenta abitualemente altri 4 pregiudicati pugliesi, che il 21 maggio erano a Milano insieme a lui.
A ideare il piano, dopo aver avuto una soffiata sulla presenza del denaro a casa del macellaio marocchino, è stato Francesco Sassi, 45 anni, già sottoposto a sorveglianza speciale e considerato dalle forze dell’ordine il “cassiere” di gran parte del giro di droga del quartiere Corvetto. A Sassi, che sta scontando una condanna a tre anni nell’Opg di Barcellona Pozzo di Gotto, dov’è stato portato per accertamenti, è stata notificata una nuova ordinanza di custodia cautelare. Nella vicenda sono coinvolto anche il fratello Pio Donato Sassi, 51 anni, Carmine Bilanzuoli, 41 anni, già condannato per aver rapinato e ucciso a bastonate un’anziana nel 1997, Pasquale Policastro 55 anni, che ha alle spalle una lunga lista di precedenti per associazione delinquere, riciclaggio. L’arresto di Ciani è stato particolarmente complesso: quando gli agenti hanno bussato alla sua porta, a Parma, lui era in Puglia. Dopo aver saputo dell’arresto dei compagni, però ha cercato di fuggire, ma i poliziotti lo hanno localizzato e seguito fino ad Alseno, nel Piacentino. Si nascondeva in uno scantinato quando è stato arrestato. Il macellaio rapinato, un trentenne incensurato di origine marocchina, invece, è stato denunciato a piede libero per riciclaggio.