Roma, 26 ott. (LaPresse) – La maggior parte delle persone inorridisce di fronte ai maltrattamenti degli animali domestici, ma mangia senza preoccupazioni la carne, senza riflettere sulla filiera che permette di portare una bistecca in tavola. Una contraddizione contro la quale la Lav punta sull’informazione, con dettagliati dossier sul proprio sito e continue campagne.

“Atto finale del processo che porta l’animale nel piatto – si legge – la macellazione nel senso normativo del termine identifica ‘l’uccisione di un animale mediante dissanguamento’, ma la definizione abbraccia tutti i procedimenti con i quali l’animale viene ucciso”.

“Gli animali – spiega l’organizzazione animalista – vengono uccisi con pistola o fucile a proiettile libero, con elettrocuzione (folgorazione) o uso di gas, per passare a metodi altrettanto cruenti come il dissanguamento, la decapitazione, la dislocazione del collo o l’impiego del cassone a vuoto, un metodo praticato per la selvaggina da allevamento, inserita in una scatola a tenuta stagna in cui viene provocato il vuoto che causa la morte”.

La Lav si oppone a tutte le macellazioni e si batte per l’obbligo di stordimento preventivo per tutti gli animali in Italia e sostiene le proposte di legge che chiedono di rendere sempre obbligatorio lo stordimento così come già avviene in Svizzera, Svezia, Norvegia, alcuni Land austriaci e in Malesia. Una misura, spiegano gli attivisti, che, almeno finché non si sarà diffusa nella maggioranza una cultura vegana, consentirà almeno di ridurre le sofferenza degli animali destinati alla tavola.

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