Bergamo, 7 ott. (LaPresse) – “Molto probabilmente Yara è morta in quel campo” di Chigno d’Isola (Bergamo) dov’è stata trovata il 26 febbraio 2011, a tre mesi esatti dal suo rapimento, avvenuto all’uscita della palestra di Brembate di Sopra (Bergamo), il 26 novembre 2010″. Lo ha spiegato, nel corso del processo a carico di Massimo Bossetti, l’anatomopatologa Cristina Cattaneo, la consulente incaricata dalla Procura di esaminare il corpo della ragazzina.
La dottoressa Cattaneo ha individuato anche possibili concause della morte della 13enne. Il corpo della ragaza presentava “tagli anche profondi – ha detto in aula l’anatomopatologa – soprattutto alle gambe, ma anche alla gola, che hanno prodotto sanguinamento e dolore” ma non tali da causare la morte, “aveva un trauma cranico – ha aggiunto – ma non sappiamo se fosse in corso un’emorragia cerebrale” e soprattutto “presentava piccole ulcere gastriche e aveva un’alterazione dei valori di acetone nei tessuti”, elementi che fano pensare ad una morte per assideramento avvenuta nella notte successiva al rapimento. Dalle analisi effettuate sul suo corpo, inoltre, non sono emersi segni di violenza sessuale.
L’adolescente, in base agli accertamenti effettuati dalla dottoressa Cattaneo, “è morta intorno alla mezzanotte del 26 novembre 2010”, il giorno in cui è stata rapita all’uscita della palestra di Brembate di Sopra (Bergamo), “e non oltre le primissime ore del giorno successivo”, ha aggiunto Cattaneo. Lo prova “il contenuto gastrico” della 13enne, che aveva ancora “tracce di bucce di piselli, amidi e fibre di carne” nello stomaco quando è stata ritrovata. Elementi compatibili con il menù che la madre ricordava di aver preparato per il pranzo, che Yara e i fratelli avevano consumato al ritorno da scuola, intorno alle 14. Non solo. Il corpo “molto probabilmente in quel campo è rimasta per molto tempo”, “almeno due o tre mesi”. Un periodo compatibile con le ricerche della ragazzina.
Secondo la consulente, infine, le molte ferite inferte alla ragazzina “possono essere state fatte da vestita com’era”. Unica eccezione i tagli, più superficiali, inferti al tronco, che fanno pensare che l’aggressore abbia sollevato i vestiti della 13enne.