di Denise Faticante
Città del Vaticano, 6 ott. (LaPresse)- Le discussioni sono entrate nel vivo: lo si capisce dalle esternazioni ma soprattutto dalle puntualizzazioni del Papa. Bergoglio, fuori programma, questa mattina, alla ripresa della seconda giornata dei lavori del Sinodo sulla famiglia iniziato ieri in Vaticano, è intervenuto sottolineando che “non bisogna lasciarci condizionare e ridurre l’orizzonte di lavoro come se l’unico problema fosse quella della comunione ai divorziati risposati”. Per il pontefice “occorre tenere conto dell’ampiezza delle questioni”.
Inoltre è stata necessaria un’altra sottolineatura: “La dottrina cattolica – ha affermato- sul matrimonio non è stata toccata, non è stata messa in questione dal Sinodo precedente”. Il messaggio è chiaro e lascia intendere che non solo le divergenze, naturali in un’Assemblea, stanno già emergendo, ma che occorre evidenziare anche l’ovvio. Forse per l’eccessiva pressione mediatica o anche per la manipolazioni sulle ‘divisioni’. Il Papa ‘conciliatore’, dell’accoglienza e dell’ascolto, questa mattina, a Santa Marta ha chiesto ai ‘ministri’ del Signore di avere misericordia e di superare le rigidità. “Dove c’è il Signore c’è la misericordia. E Sant’Ambrogio aggiungeva: ‘E dove c’è la rigidità ci sono i suoi ministri’.
La testardaggine che sfida la missione, che sfida la misericordia”. La relazione introduttiva di ieri del cardinale Peter Erdo, caratterizzata da chiusura sui temi più forti dell’Assise, ha spiazzato chi si attendeva che il Sinodo partisse col sigillo dell’apertura. Oggi monsignor Claudio Maria Celli, si è infatti trovato costretto a rimarcare che l’ostia ai divorziati e “un discorso aperto”. “Se tutto fosse finito con la relatio di ieri, del resto, che ci staremmo a fare qui?”, ha tagliato netto Celli.
Tra gli argomenti dibattuti in questi primi incontri c’è la violenza contro le donne, sui bambini, l’immigrazione, i rifugiati, il lavoro minorile e le vittime delle persecuzioni. Una cosa è certa e sta venendo fuori già dalle prime ore: esistono due piani di lettura del Sinodo: quello mediatico, che vede nell’Assemblea un match tra fazioni contrapposte, e quello sostanziale.
Quest’ultimo “non è un ghetto” ma non è neanche un “Parlamento dove si cerca il compromesso”. Al centro dell’Assise ci sono le questioni pastorali: la Chiesa intende mettere a punto modalità più agili, più semplici e più accoglienti per integrare le persone nella comunità cristiana. Dialogo e apertura: è ciò che chiede Papa Francesco da quando è salito sul soglio di Pietro ed è ciò che evocano i padri sinodali. Le prossime settimane saranno un ottimo banco di prova.