Milano, 16 set. (LaPresse) – “Non voglio sentire parlare di una cosa accidentale” in merito alla morte di mio figlio, “se fosse stato accidentale una persona normale avrebbe detto ‘mi è successo, chiamo il 118 e avverto i genitori’, li c’era la vita di un ragazzo di 20 anni, mio figlio conviveva da tre anni con Martina, in quella casa era come un figlio. Non ci credo, non è stato accidentale. Antonio Ciontoli”, il padre di Martina” è indagato per omicidio volontario, chi non ha da temere chiama il 118 e chiama i genitori, io ero la mamma, ci hanno strappato la gioia nostra, la vita, ci hanno strappato tutto. Non si dovevano preoccupare di altro, ma di salvare la vita di un ragazzo di 20 anni”. Lo ha detto Marina Conte sulla morte del figlio Marco Vannini, 20 enne, durante la trasmissione Pomeriggio 5 che ha ricostruito la vicenda consumatasi a Ladispoli.
Il 17 maggio scorso Marco è nel bagno della casa dei suoceri quando un proiettile lo ferisce. Muore circa tre ore dopo.Al 118 quella sera è arrivata una prima chiamata dove si diceva che un ragazzo stava male, dopo diversi minuti un’altra telefonata, dove si diceva che un ragazzo si era ferito con un pettine. Per la morte del ragazzo, è indagato, Antonio Ciontoli, il padre di Martina, la fidanzata di Marco. Antonio Ciontoli è un luogotenente della marina militare: la sua versione è che la ferita mortale sarebbe stata provocata da un proiettile partito accidentalmente dalla sua pistola, che stava pulendo. A casa Ciontoli “quella sera – dice Marina, la madre del giovane morto – c’erano oltre a Marco e la fidanzata Martina, i genitori della ragazza, madre e padre, e l’altro figlio con la fidanzata”. “Cinque persone – dice Marina, la madre di Marco – non possono farsi prendere tutte dal panico: non voglio sentire parlare di panico, in quella casa è successo qualcosa di mostruoso, e mi assumo le responsabilità”.