Roma, 19 ago. (LaPresse) – Il comune di Sacrofano va sciolto perché implicato nel giro di uomini e affari di Mafia capitale e, quindi, esposto a infiltrazioni della malavita. Ne è convinto il prefetto di Roma Franco Gabrielli che, secondo quanto si apprende da fonti informate, chiede al Viminale lo scioglimento dell’amministrazione del centro, situato una trentina di chilometri a nord di Roma.
Di lì, per anni l’ex nar Massimo Carminati, l’uomo a capo del ‘mondo di mezzo’, la figura centrale dell’inchiesta su Mafia capitale, ha gestito i suoi interessi criminali. La notizia sarà ufficiale solo dopo il 27 agosto quando il Consiglio dei ministri si riunirà per prendere una decisione sul futuro della giunta di Ignazio Marino. In quella data si dovrebbe parlare solo di Roma, ma non è escluso che il Viminale decida di fare un pacchetto unico delle cinque relazioni arrivate da Gabrielli su altrettanti comuni dopo le indagini su Carminati e i successivi arresti.
Oltre a Roma e Sacrofano, attendono la decisione del Viminale anche Morlupo, Castelnuovo di Porto e Sant’Oreste, altri tre comuni dell’interland romano. Per essi, la prefettura non propone lo scioglimento ma soluzioni simili a quella già indicata per il Campidoglio: rimozione di funzionari, annullamento di gare, controlli eccezionali sulle nuove procedure di affidamento bandi.
Intanto il Campidoglio aspetta le decisioni della prossima settimana sul futuro di Ignazio Marino con la giunta tutta in feria eccezion fatta per il vicesindaco Marco Causi. Gli oltre ottanta arresti scaturiti dall’inchiesta della procura continuano a pesare sul lavoro di una giunta che, dopo il secondo rimpasto in sette mesi, prova a resistere tra mille difficoltà e sotto l’attenzione sempre vigile e il più delle volte critica del Governo.
Ma la malavita romana non è solo quella collusa con la politica di Massimo Carminati e Salvatore Buzzi. La polizia ha arrestato ieri tre esponenti della famiglia Primavera, già nota alle forze dell’ordine per spaccio e usura nel quartiere di San Basilio. Con l’arrivo in carcere di Guerino Primavera e i suei figli, Fabrizio e Daniele, la polizia ha chiuso un’operazione che partita dal traffico di stupefacenti è arrivata fin dentro l’ospedale romano Sant’Andrea.
L’ormai ex direttore generale del nosocomio, Egisto Bianconi, è stato arrestato il 30 luglio scorso, con l’accusa di aver pilotato in cambio di denaro l’aggiudicazione del bando per l’affidamento delle camere mortuarie dell’ospedale. In carcere oltre a Bianconi e i Primavera, sono finiti anche i titolari di una nota agenzia funebre e un funzionario di polizia. Tutte persone venute da ambienti diversi che, secondo gli inquirenti, si sono conosciute e hanno stretto un legame per l’aggiudicazione di un bando pubblico.
Procura e Direzione distrettuale antimafia continuano ad aprire fascicoli dai quali emergono pezzi corrotti di pubblica amministrazione e interessi criminali che da più parti provano a mettere le mani sull’economia di Roma.