Catania, 13 ago. (LaPresse) – Quindici milioni di euro sono stati sequestrati a sette componenti delle famiglie Bosco e Cuntrò, tutti imputati per i reati di associazione a delinquere, usura ed estorsione. Ad operare sono stati gli uomini del comando provinciale della guardia di finanza di Catania, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale, su richiesta della locale procura distrettuale.
IL SEQUESTRO-. Il sequestro è scattato dopo le indagini patrimoniali, svolte dal nucleo di polizia tributaria di Catania in collaborazione con la locale questura e coordinate dalla procura distrettuale etnea, che avevano portato nel mese di febbraio dello scorso anno all’arresto dei sette, vicini alle famiglie mafiose catanesi Laudani e Santapaola.
Così, su delega della Procura, le fiamme gialle hanno avviato mirate indagini finalizzate alla ricostruzione dei patrimoni riconducibili agli imputati e ai rispettivi nuclei familiari. Dai riscontri è emerso che, mentre al fisco negli ultimi 10 anni sono stati dichiarati redditi esigui, i componenti delle famiglie Bosco e Cuntrò sono riusciti ad accumulare 31 immobili, 11 tra autovetture, moto e scooter, nonché 6 società per un valore complessivo pari a 15 milioni di euro.
I SUPERMERCATI DI FAMIGLIA -. Tra i beni intestati alle società confiscate spiccano i due punti vendita della nota catena di supermercati dei fratelli Bosco di via Umberto e via Orto dei limoni, centro nevralgico delle attività usurarie oggetto dell’operazione money lender. E ancora il bar- gastronomia di via Oliveto Scammacca e la rosticceria-gastronomia di Piazza Abramo Lincoln di Catania, sempre con insegna ‘Bosco’.
Nel patrimonio rientrano anche due scuderie ippiche con 22 cavalli da corsa, a suo tempo acquistati per oltre 700 mila euro. Tra gli immobili confiscati ci sono pure due ville a Tremestieri Etneo e a Mascali e numerosi appartamenti a Catania, anche di notevole metratura. La sezione misure di prevenzione del tribunale ha quindi disposto la confisca dei beni già gestiti, sotto la supervisione dell’agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati, da un amministratore giudiziario per garantire l’operatività della attività commerciali. Nei confronti dei sette i giudici hanno anche disposto nei confronti dei citati soggetti la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale per una durata variabile da uno a tre anni.