Roma, 6 ago. (LaPresse) – Da quattro anni teneva soggiogato un anziano di 77 anni maltrattandolo e denutrendolo. La polizia ha notificato ieri a una donna italiana di 41 anni la misura cautelare del divieto di dimora nel comune di Roma e il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dall’uomo. La 41enne è accusata di maltrattamenti e lesioni. L’uomo, vedovo, aveva fornito ospitalità alla donna, accogliendola nella sua abitazione dopo che era stata cacciata da casa della madre. La 41enne ha poi attuato un piano per appropriarsi della pensione dell’anziano e dell’abitazione assegnata dall’Ater (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale). Aveva tentato anche di farlo dichiarare incapace di intendere e di volere, cercando dei medici che potessero attestare inesistenti disturbi psichiatrici ma, non riuscendo nel proprio intento, aveva segregato l’anziano in casa, lasciandolo da solo per l’intera giornata, abbandonato nel letto, dal quale non poteva nemmeno scendere perché munito di alte sponde metalliche di contenimento.
L’anziano, oltre a essere denutrito e ad aver subito violenze psicologiche e furti, doveva sopportare le aggressioni fisiche della donna che lo percuoteva con un bastone, gli dava pugni e unghiate e gli sbatteva la testa contro le piastrelle quando, una volta ogni due giorni, lo infilava nella doccia, lasciandolo lì anche per lungo tempo. Per due volte la donna è stata costretta a portare l’anziano in ospedale, a causa delle ferite che lei stessa gli aveva inferto, che aveva però attribuito a cadute accidentali. Nel 2013 all’anziano è stata refertata una frattura delle ossa nasali e nel 2014 diverse ecchimosi.
L’uomo per 4 anni è rimasto chiuso e al buio, con le tapparelle abbassate, in una stanza in pessime condizioni igieniche, con solo mezzo litro d’acqua e una banana o una merendina come cibo per l’intera giornata. Ad aggravare la situazione la presenza di due grossi cani che espletavano i loro bisogni all’interno della stanza dove l’uomo era costretto a restare. Quando la donna rientrava in casa, spesso con un amante, portava all’anziano un piatto di pasta o una fetta di pane con il prosciutto o un pezzetto di pizza. La scarsità e ripetitività di questi pasti hanno causato gravi conseguenze all’uomo, costretto anche a indossare il pannolone. La donna provvedeva a cambiarglielo soltanto due volte al giorno, offendendolo, denigrandolo e umiliandolo. La 41enne ha inoltre sottratto all’anziano la carta d’identità e il bancomat e lo costringeva a firmarle la delega per il ritiro della pensione di 750 euro mensili.
Il 20 maggio scorso la donna, che lavorava per una ditta di pulizie operante all’interno del policlinico Umberto I, ha deciso di portare l’anziano in ospedale per liberarsi di lui, sostenendo la gravità dei suoi disturbi psichiatrici che, ha affermato, lo avrebbero ridotto in quelle condizioni. I sanitari del policlinico, però, hanno compreso che l’anziano era perfettamente in grado di intendere e volere e che non presentava alcun disturbo psichiatrico ma soltanto evidenti segni di lesioni, come cicatrici provocate dai graffi inferti, unghiate ed ecchimosi da percosse. Inoltre era in un gravissimo stato di denutrizione e disidratazione che, uniti all’immobilità forzata, gli avevano causato un tale deperimento da impedirgli di camminare. L’ospedale ha immediatamente contattato la polizia. Dopo due mesi il 10 luglio il personale della sezione specializzata in reati sessuali contro le donne, i minori e le fasce vulnerabili ha effettuato una perquisizione a casa dell’anziano dove, oltre a sequestrare la carta d’identità, il bancomat, le ricevute e le deleghe di ritiro pensione e documentazione varia, attestante i propositi della donna di sottrargli anche l’abitazione assegnata dall’Ater, hanno visto le sbarre metalliche nel letto in cui l’anziano era costretto a stare e le precarie condizioni igieniche dell’appartamento. Il pavimento era sporco di urina dei due grossi cani, mobili e muri erano danneggiati dai morsi degli animali, resi irritabili dal fatto di essere anch’essi segregati, e mancavano il materasso e il cuscino nel letto dell’anziano, gettati via dalla donna perché, a suo dire, erano impregnati di urina e sporcizia.
Gli elementi di prova raccolti hanno confermato il racconto dei quattro anni vissuti dall’uomo, che parlando della carnefice l’ha definita “una poiana” che si era approfittata di lui, derubandolo anche di tutti i suoi risparmi, compresi i settemila euro che, con fatica, aveva messo da parte. Il pericolo di inquinamento probatorio e la necessità di tutelare l’uomo da possibili nuove vessazioni ad opera della donna hanno portato all’emissione della misura cautelare del divieto di dimora a Roma e del divieto di avvicinamento alla vittima.