Papa Francesco: Non trattate i divorziati risposati come degli scomunicati

Città del Vaticano, 5 ago. (LaPresse) – No alle porte chiuse per i divorziati. Lo ha detto Papa Francesco, nel corso della 100esima udienza del suo pontificato, dopo la pausa estiva di luglio. Per tutto il mese di agosto l’appuntamento del mercoledì con i fedeli verrà spostato all’interno dell’Aula Paolo VI.

Oggi il Santo Padre ha ripreso la riflessione sulle famiglie. “Dobbiamo avere attenzione su come prenderci cura di coloro che, in seguito al fallimento irreversibile del matrimonio, hanno intrapreso una nuova unione“, ha detto il Santo Padre. “Lo sguardo di maestra della Chiesa attinge allo sguardo di madre e sente il dovere, per amore della verità – ha aggiunto -, di ben discernere le situazioni. C’è differenza tra chi ha subito la separazione e chi l’ha provocata. Se guardiamo questi legami con gli occhi dei bambini, vediamo di più l’urgenza di sviluppare un’accoglienza reale verso le persone che vivono queste situazioni. Per questo è importante che la comunità sia attenta alle situazioni”.

I piccoli sono quelli che soffrono di più – ha spiegato il Pontefice -. Si deve fare in modo di non aggiungere altri pesi oltre a quelli che i figli già si trovano a dover portare in queste situazioni. Il numero i di questi bambini è grande. E’ importante che sentano la Chiesa come madre attenta a tutti. In questi decenni la Chiesa non è stata né insensibile né pigra. E’ molto cresciuta la consapevolezza che un’accoglienza è necessaria verso i battezzati che hanno stabilito una nuova convivenza dopo il fallimento del matrimonio sacramentale. Queste persone non sono scomunicate, fanno sempre parte della Chiesa“.

E ancora il Papa affera che la Chiesa sa che la situazione dei divorziati risposati “contraddice il sacramento cristiano”, però il suo sguardo “attinge da un cuore che, animato dallo Spirito Santo, cerca sempre il bene e la salvezza delle persone. Ecco perché sente il dovere, per amore della verità, di ben discernere le situazioni. Così si esprimeva san Giovanni Paolo II, nell’esortazione apostolica Familiaris consortio, portando ad esempio la differenza tra chi ha subito la separazione rispetto a chi l’ha provocata. Si deve fare questo discernimento”. Così Papa Francesco nel corso della sua 100esima udienza generale, in una riflessione sulla famiglia in cui ha esortato a non trattare i divorziati risposati come persone scomunicate, anche per amore dei bambini, che più di tutti “sentono il peso di queste situazioni”.

“Per questo è importante – ha aggiunto il Santo Padre – che lo stile della comunità, il suo linguaggio, i suoi atteggiamenti, siano sempre attenti alle persone, a partire dai piccoli. Del resto, come potremmo raccomandare a questi genitori di fare di tutto per educare i figli alla vita cristiana, dando loro l’esempio di una fede convinta e praticata, se li tenessimo a distanza dalla vita della comunità, come se fossero scomunicati? Si deve fare in modo di non aggiungere altri pesi oltre a quelli che i figli, in queste situazioni, già si trovano a dover portare”.

Papa Bergoglio ha specificato che negli ultimi decenni la Chiesa non è stata “né insensibile né pigra”. “Grazie all’approfondimento compiuto dai Pastori – ha spiegato -, guidato e confermato dai miei predecessori, è molto cresciuta la consapevolezza che è necessaria una fraterna e attenta accoglienza, nell’amore e nella verità, verso i battezzati che hanno stabilito una nuova convivenza dopo il fallimento del matrimonio sacramentale. In effetti, queste persone non sono affatto scomunicate, non sono scomunicate! – ha ribadito tra gli applausi dei fedeli – e non vanno assolutamente trattate come tali: esse fanno sempre parte della Chiesa”.

Anche Benedetto XVI, ha detto ancora Francesco, è intervenuto sulla questione, “sollecitando un attento discernimento e un sapiente accompagnamento pastorale, sapendo che non esistono ‘semplici ricette'”.

“Di qui il ripetuto invito dei pastori a manifestare apertamente e coerentemente la disponibilità della comunità ad accoglierli e a incoraggiarli, perché vivano e sviluppino sempre più la loro appartenenza a Cristo e alla Chiesa con la preghiera, con l’ascolto della Parola di Dio, con la frequenza alla liturgia, con l’educazione cristiana dei figli, con la carità e il servizio ai poveri, con l’impegno per la giustizia e la pace. L’icona biblica del Buon Pastore riassume la missione che Gesù ha ricevuto dal Padre: quella di dare la vita per le pecore. Tale atteggiamento è un modello anche per la Chiesa, che accoglie i suoi figli come una madre che dona la sua vita per loro”.

“La Chiesa – ha concluso – è chiamata a essere sempre la casa aperta del Padre. Niente porte chiuse. Tutti possono partecipare in qualche modo alla vita ecclesiale, tutti possono far parte della comunità. La Chiesa è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa”.