Ginevra (Svizzera), 4 ago. (LaPresse) – Sono quasi 188mila i migranti salvati nel Mediterraneo fino ad ora, ma in più di 2mila hanno perso la vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo ed arrivare in Europa. Questa rotta si conferma così come la più pericolosa per chi migra alla ricerca di un futuro migliore. L’anno scorso, nel medesimo periodo, i decessi in mare erano stati 1.607, raggiungendo 3.279 alla fine del 2014. La maggior parte di decessi è avvenuta nel Canale di Sicilia, lungo la rotta centrale del Mediterraneo che collega la Libia all’Italia: in questo tratto di mare le imbarcazioni usate dai trafficanti, in pessime condizioni già al momento di partire, rischiano di naufragare. E’ quanto emerge dal rapporto mensile dell’Oim, l’Osservatorio internazionale per le migrazioni. Fondato nel 1951, ne fanno parte 156 Paesi, più altri 10 in qualità di osservatori.
“Sostiamo il proseguimento delle attività di soccorso – dichiara l’Oim – e ritieniamo che il numero di migranti in arrivo aumenterà nei prossimi mesi: la soglia dei 200mila sarà raggiunta molto presto. Nel frattempo i media internazionali hanno fatto circolare la notizia della morte di un migrante marocchino di 27 anni: l’uomo, nascosto in una valigia, stava viaggiando nel bagagliaio di una macchina a bordo di un traghetto partito dall’enclave di Melilla e diretto verso la Spagna meridionale. Purtroppo – continua l’Organizzazione – è soffocato prima di raggiungere la sua meta.
I dati raccolti dall’Oim suggeriscono che la rotta del Canale di Sicilia sia sproporzionatamente più pericolosa delle altre. Nonostante l’Italia e la Grecia siano entrambe interessate da flussi migratori molto significativi (rispettivamente circa 97mila e 90mila), i tassi di mortalità sono molto diversi: sono stati circa 1.930 i migranti morti nel tentativo di arrivare in Italia, mentre sono stati circa 60 i migranti morti sulla rotta verso la Grecia. “Nel corso dell’ultima settimana sono stati circa 20 i morti in mare. Le salme di 14 di loro, appartenenti a un gruppo più grande di 456, sono stati trovati in acque internazionali dalla nave della marina irlandese LÉ Niamh e portati al porto di Messina il 29 luglio”. Sono le parole dell’Oim che, presente col suo staff nel sud Italia, ha parlato con alcuni dei sopravvissuti: “Secondo le testimonianze dei migranti, il motore della barca si è surriscaldato durante la traversata. Per raffredarlo, hanno dovuto usare l’acqua potabile a bordo ma 14 di loro non ce l’anno fatta a causa della sete e del caldo”.
“E’ inaccettabile che nel XXI secolo le persone in fuga da conflitti, persecuzioni, miseria e degrado ambientale, debbano patire tali terribili esperienze nei loro Paesi, per non dire quello che sopportano durante il viaggio e poi morire alle porte dell’Europa”. E’ quanto ha detto il direttore generale dell’Oim William Lacy Swing. “Nonostante queste tragedie, l’Oim vuole riconoscere gli sforzi straordinari delle forze navali nel Mediterraneo, che continuano a salvare vite umane ogni giorno. Il numero di decessi è diminuito in maniera significativa negli ultimi mesi e ciò è dovuto in gran parte al potenziamento dell’opearazione Triton: il Mediterraneo è ora perlustrato da un maggior numero di imbarcazioni che si possono spingere fino a dove partono le richieste di soccorso”, spiega lo staff dell’Organizzazione.