Bergamo, 3 lug. (LaPresse) – È iniziato, ed è subito stato rinviato al 17 luglio prossimo, il processo a carico di Giuseppe Massimo Bossetti, il muratore di Mapello accusato di aver ucciso Yara Gambirasio il 26 novembre del 2010. Un processo che ha subito attirato l’attenzione di giornalisti e curiosi che sin dalle prime ore della mattina si sono riuniti davanti alla Corte d’Assise di Bergamo. Per questo, per evitare che il processo possa essere spettacolarizzato, il pm Letizia Ruggeri ha negato il suo assenso all’ingresso delle telecamere in aula dove è iniziato il processo a Massimo Bossetti. Anche iPad e telefonini sono rimasti fuori dall’aula. Ammessi solo i giornalisti della carta stampata e il pubblico.
Richiesta arrivata anche dall’Osservatorio sui minori guidato da Antonio Marziale che chiede che il processo non diventi mediatico.
Salvagni: Confidiamo nella giustizia -. “Massimo Bossetti è sereno perché è una persona che ha fiducia nella giustizia” ed è sicuro che il processo dimostrerà la sua innocenza. Lo ha detto l’avvocato Claudio Salvagni, al termine della prima udienza a carico del muratore di Mapello, accusato di aver ucciso Yara Gambirasio. “Il suo atteggiamento da un anno a questa parte non è mai cambiato – ha aggiunto Salvagni – lui ha sempre detto di essere innocente, di non essere un assassino, e confida che questo processo faccia emergere la verità”.
“Vorrebbe che la sentenza ci fosse domani mattina – ha aggiunto l’altro difensore di Bossetti, l’avvocato Paolo Camporini – perché ha fiducia nella giustizia ed è convinto di poter avere una sentenza a lui favorevole”.
IL RAPIMENTO DI YARA -. Yara, quando è stata rapita, stava uscendo dalla Città dello sport di Brembate dopo un allenamento di ginnastica artistica. Una serata come tante. Da allora pero la ragazzina non ha più fatto ritorno a casa. È stata ritrovata dopo tre mesi in un campo di Chignolo d’Isola, davanti a pochi metri dalla discoteca “Sabbie evolution”.
Da allora le indagini non si sono mai fermate. La Procura di Bergamo ha confrontato il Dna trovato sui leggings della ragazzina con 18 mila campioni prelevati da abitanti della zona e ricostruito, grazie ai tabulati telefonici, chi fosse nella zona nelle ore della scomparsa di Yara. Operazione particolarmente difficile, anche perché vicino al luogo della sparizione e a quello del ritrovamento corre l’autostrada.
“IGNOTO 1”- Dopo anni di ricerche, gli investigatori sono riusciti ad identificare nella traccia genetica di “Ignoto 1”, questo il nome dell’assalitore, il profilo genetico di Bossetti. Il 16 giugno 2014 il muratore di Mapello è stato arrestato mentre lavorava in cantiere. Da quel giorno Bossetti, dopo aver scoperto di non essere figlio dell’uomo che aveva sempre creduto essere suo padre, ma dell’autista di autobus Giuseppe Guerinoni, scomparso nel 1999, con il quale la madre Esther aveva avuto una relazione, è finito in carcere.
Da allora gli investigatori hanno cercato di ricostruire quanto accaduto, verificare l’alibi dell’uomo.
IL FURGONE E IL TELEFONO TRA GLI INDIZI -. Tra gli indizi raccolti a carico del muratore, anche il passaggio ripetuto di un furgone bianco Iveco Daily intorno alla palestra che è stato identificato come il suo. Anche il suo telefonino ha agganciato celle poco distanti dalla casa dei Gambirasio. Ma, secondo la difesa, Bossetti abita a Mapello, un posto così vicino da essere coperto dallo stesso ripetitore e gira sempre con quel furgone. A Brembate di Sopra ha un fratello, un commercialista, e ci passa spesso.
711 TESTIMONI CHIAMATI DALLA DIFESA -. Il processo si preannuncia lungo e complesso. Gli avvocati di Bossetti hanno chiesto di sentire 711 persone. La Procura ne hanno indicate 120. La signora Esther, madre dell’imputato, è chiamata in causa dall’accusa e non dalla difesa. Alla fine saranno i giudici della Corte d’Appello a dover sciogliere tutti i nodi e decidere.