Expo, Italia leader europea coltivazione riso grazie alla biodiversità

Milano, 3 lug. (LaPresse) – L’Italia produce il 50% del riso d’Europa, lo 0,38% della produzione mondiale. Nel 2014 in Italia sono stati coltivati 219.532 ha di riso il 32% risi di risotto per consumo interno, 68% altri tipi di riso (tondo, medio, lungo A, lungo B) per un export, in Unione Europea del 56%, fuori dall’Unione Europea (12% compresa la Cina). E’ quanto emerso dal confronto al Tavolo della democrazia della Fattoria Globale della WAA, World Association of Agronomists, ad Expo 2015 Milano durante l’approfondimento sulle Fattorie del riso, paesaggio e prodotto con cui è iniziato il viaggio degli agronomi mondiali nell’analisi delle fattorie in asia e Oceania introdotto dai consiglieri nazionali CONAf Corrado Fenu e Graziano Martello. La Spagna ne coltiva 105.000 ettari, 50% granello medio perlato (tipo Bomba) per consumo interno (paella), 50% lungo B per export. Seguono la Francia con 12.000 ettari, 40% lungo A, 40% tondo, 20% lungo B (in riduzione), Portogallo 30.000 ettari, 50% lungo A (tipo Ribe), localmente chiamato “carolino”, 50% lungo B, localmente chiamato “agulha”, la Grecia 25.000 ettari, 50% lungo A (tipo Ribe), 25% lungo A (tipo Roma), 25% lungo B. Romania (15.000 ha), Bulgaria (12.000 ha), Ungheria (3.000 ha), Marocco (10.000 ha).

PRODUZIONE MAGGIORE IN ASIA –. “Il 91% della produzione mondiale di riso avviene in Asia – ha detto Giancarlo Quaglia, coordinatore del Centro studi CONAF, Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali – e per produrre 1kg di riso occorrono 1.700 lt di acqua. La produzione globale è costantemente aumentata negli ultimi trent’anni grazie alle migliori tecniche di coltivazione ma tale aumento non è riuscito a sopravanzare l’incremento demografico di alcune aree del pianeta. Per aumentare la produzione si è ricorsi ad un aumento delle aree coltivabili con un accaparramento di territori da parte di alcuni Stati per raggiungere la sovranità alimentare. Tale tendenza, tuttavia, corre il rischio di tradursi in perdita di biodiversità e dell’identità territoriale delle produzioni”.

SUDDIVIDERE IL RISO -. “L’Italia nel quadro della produzione mondiale di riso rappresenta un ‘unicum’ a livello mondiale – ha spiegato l’agronomo Massimo Biloni – E’ l’unico Paese, infatti, che con una legge – la 325 del 1958 – ha imposto una classificazione delle varietà e ha imposto l’obbligo della varietà sulla confezione suddividendole in quattro gruppi (comune o originario, semifino, fino, superfino in Europa Tondo, medio, lungo). L’Italia, per questo, – ha concluso Biloni- esprime una grandissima biodiversità come comparto risicolo unica al mondo”. Affinché il lavoro di miglioramento varietale abbia successo devono essere presi in considerazione obiettivi multi-disciplinari che possano soddisfare le necessità di coltivazione e le richieste del mercato come l’aumento delle produzioni, il superamento delle attuali barriere produttive, la resistenza alle malattie, l’aumento della tolleranza agli stress climatici. “Occorre quindi – ha concluso Tabacchi – un’attenzione su tutti gli aspetti della filiera, non esclusa la commercializzazione, che l’agronomo deve porre essendo il più qualificato per competenze professionali a farlo”.