Roma, 3 lug. (LaPresse)- Ha pianificato la sua violenza, ha tentato di concordare la versione con la sua vittima e poi ha cercato di far perdere le sue tracce.
Per questo Giuseppe Franco, il sottoufficiale della marina militare di 31 anni accusato di avere stuprato 3 giorni fa una quindicenne all’interno di un parco a pochi passi da piazzale Clodio, a Roma, resta in carcere.
La convalida del fermo con la disposizoine di detenzione in carcere è arrivata questa mattina da parte di Giacomo Ebner, il gip romano che questa mattina. Il militare è indagato per violenza sessuale e scambio di persona visto che, stando alla testimonianza della vittima, si sarebbe finto poliziotto per poterla avvicinare e farsi seguire.
L’ORDINANZA-. Nell’ordinanza si legge: “Sembra aver pianificato la violenza: individua una ragazza palesemente minorenne, esibisce un tesserino per accreditarsi come rappresentante delle forze dell’ordine; persuade la minore esercitando la forza solo nei momenti in cui la ragazzina tentava di ribellarsi”. Concreto, infine, per il gip anche il pericolo di reiterazione del reato e quello di fuga, considerato che l’uomo, militare della Marina, “ha cercato di far perdere le proprie tracce e che avendo fatto numerose missioni all’estero potrebbe conoscere i luoghi in cui rifugiarsi”.
ACCUSE RESPINTE -. Il 31enne, interrogato ieri a Regina Coeli dal gip, presente anche il pm, ha respinto le accuse sia per la violenza sessuale, sostenendo che la ragazza fosse “consenziente” e che non si sarebbe spacciato per un poliziotto. Il 31enne, sottomaresciallo di seconda classe della marina militare, si sarebbe dovuto imbarcare per una missione all’indomani della violenza. Contro di lui il riconoscimento delle minorenne e delle due amiche con cui si trovava in compagnia quella sera.
Ulteriori elementi a riscontro dei fatti sono stati forniti dalle videocamere di sorveglianza di uno degli esercizi commerciali presenti lungo la via di fuga, che ritraevano un soggetto dalle fattezze compatibili con il fermato, mentre si allontanava dal luogo inseguito. La mamma di una delle minori, infatti, appena lo aveva visto si era insospettita e aveva cercato invano di fermarlo. A ulteriore riscontro, sono state, inoltre, acquisite diverse testimonianze, che confermavano quanto già narrato della vittima e delle sue amiche.
LA RAGAZZA DOVEVA DORMIRE DA UN’AMICA-. La ragazza, barese, avrebbe dovuto passare la notte, dopo aver assistito ai fuochi d’artificio a Castel Sant’Angelo, a casa di una delle tre amiche che abita nella vicina via Bafile. Le amiche, prima di rincasare, stavano consumando una birra nei pressi della casa e chiacchierando, prima che sopraggiungesse il 31enne. L’uomo le ha agganciate spacciandosi per poliziotto e chiedendo loro i documenti perché le aveva viste appunto bere delle birre. Poi alla vittima, l’unica con i documenti, aveva ordinato di seguirlo verso il commissariato e così a poche centinaia di metri di distanza è scattata la violenza.