A Bologna il rettore più giovane d’Italia, Ubertini: Ora si cambia

di Paola Benedetta Manca

Bologna, 2 lug. (LaPresse) – Francesco Ubertini, 45 anni, è il rettore universitario più giovane di sempre in Italia. Guiderà l’Alma Mater Studiorum di Bologna, che è per contro l’università più antica d’Europa. Nato a Perugia ma laureato con lode in Ingegneria civile all’Università di Bologna, ha conseguito il dottorato in Meccanica delle strutture per poi diventare professore ordinario di Scienza delle costruzioni e direttore del dipartimento di Ingegneria civile, chimica, ambientale e dei materiali. E’ l’ottantunesimo magnifico rettore dell’Università di Bologna, prenderà servizio l’1 novembre ed è stato l’outsider in questa competizione. Il suo sfidante, Gianluca Fiorentini, era considerato infatti l’erede naturale del rettore uscente, Ivano Dionigi.

Ubertini ha raccontato a LaPresse quali saranno i punti del suo progetto innovativo per l’Alma Mater e ha rivelato che non lascerà l’insegnamento ma continuerà a tenere le lezioni a Ingegneria, “come atto simbolico di vicinanza agli studenti, per accorciare le distanze tra i ragazzi e la classe dirigente dell’Ateneo”.

Professore, lei sarà il più giovane rettore di sempre in Italia, come vive questa responsabilità?

Sono molto emozionato: è una grande responsabilità che vivrò con l’entusiasmo che contraddistingue tutto quello che faccio. La vera avventura comincia oggi.

Si aspettava di essere eletto?

Ci ho sempre creduto. Non so se lo sperassi soltanto o se me l’aspettassi…

Ma perchè voleva diventare rettore dell’Alma Mater?

Ah, è una bella domanda, forse la vera ragione non la so neanche io. Parlando seriamente, diciamo che ho avuto la fortuna di far carriera e avere delle responsabilità, all’interno dell’università, fin da giovane. L’Alma Mater di Bologna è un ateneo meraviglioso, così come lo è il sistema universitario italiano. Chiunque possa farlo deve mettersi in gioco per far cambiare passo all’ateneo.

Lei si è candidato promettendo un rinnovamento, quali sono i cambiamenti che vuol fare all’interno dell’Università di Bologna?

Possono riassumersi in tre punti: innanzitutto far ritornare l’Alma Mater al centro del dibattito internazionale, sfruttando potenzialità che, in questo momento, non si riescono a esprimere chiaramente. Tutto ciò tramite un rinnovamento che deve partire dalle persone e dalla nostra comunità. In secondo luogo, deve cambiare il sistema di vita interno dell’ateneo, l’organizzazione dev’essere più flessibile e abbiamo bisogno di liberarci da quei vincoli che equiparano l’università a un qualunque organo della pubblica amministrazione. Siamo una realtà che ha una missione didattica e di ricerca e dobbiamo avere regole diverse. L’ultimo punto del mio progetto di innovazione è il rilancio dell’attività di ricerca in tutte le aree. Il sistema italiano deve tornare a concentrarsi sulla ricerca e l’ateneo deve stanziare più fondi. In questo modo si può tornare a investire sul futuro”.

Cambierà anche il rapporto dell’Università di Bologna con i suoi studenti?

I nostri 80.000 studenti sono il patrimonio più grande che abbiamo. Occorre riportare al centro i ragazzi, fornendo loro un’alta qualità dell’offerta formativa-didattica e maggiore innovazione nel collegamento degli studi universitari con il mondo del lavoro, attraverso lo strumento dei tirocini.

Bologna ha una percentuale preponderante di studenti fuori sede ma, negli ultimi anni, i servizi dedicati a loro si sono ridotti: ci sono meno mense, ad esempio, e i prezzi sono alti.

E’ vero, c’è molto da fare in questo campo. Anch’io sono stato studente fuorisede. Dobbiamo creare più spazi per i ragazzi e più servizi. E’ vero che la mensa universitaria ha prezzi da ristorante, ci vogliono costi più accessibili anche per assicurare il diritto allo studio dei meno abbienti.

Con la crisi è diventato ancora più difficile per gli studenti con difficoltà economiche frequentare l’università…

E’ proprio così, e per aiutarli dobbiamo agire su due fronti: come Alma Mater, e attraverso una sollecitazione nei confronti del governo sul diritto allo studio.

Tre mesi fa ha fatto scalpore in tutta Italia il provvedimento dell’Università di Bologna di cancellare la cerimonia collettiva di proclamazione di laurea alla facoltà del Dams (Dipartimento arte, musica e spettacolo) per evitare la troppa confusione nei festeggiamenti. Proclamazione e voto arriveranno direttamente via mail ai neolaureati. Non è un provvedimento in netta contraddizione con la tradizione secolare di accoglienza e goliardia dell’Alma Mater?

In quella circostanza la scuola del Dams non è riuscita a trovare una soluzione alternativa, ma non è questa la strada giusta. Bisogna diminuire la distanza tra società e università e viceversa. Non possiamo chiudere le porte dell’ateneo, è una direzione sbagliata. La laurea è un momento unico nella vita dello studente e dei suoi familiari che, spesso, hanno fatto tanti sacrifici per permettergli di studiare. Troveremo una soluzione per gestire l’affollamento e accogliere tutta le famiglie per festeggiare insieme, perchè quando uno studente si laurea è una festa anche per l’università.