Terrorismo, chi sono i fiancheggiatori Isis in Italia

di Stefano Rizzuti

Roma, 1 lug. (LaPresse) – Non si sa realmente quanti siano in Italia, né si può pensare che i 12 arresti di oggi tra Milano, Grosseto e Roma siano sufficienti a eliminare il problema. Ma i foreign fighters nel nostro Paese hanno caratteristiche che il ministero dell’Interno ha già descritto e precisato. Gli ultimi dati ufficiali risalgono a marzo, quando il nucleo Antiterrorismo del Viminale, con l’audizione parlamentare del suo responsabile Mario Papa, parlò di 65 combattenti stranieri individuati in Italia. Poco più dei 59 che aveva segnalato il ministro Angelino Alfano nel mese di gennaio.

Numeri esigui. Nel rapporto presentato a marzo dal nucleo Antiterrorismo si parlava di “numeri esigui” rispetto al resto dell’Europa, facendo riferimento ai 1500 foreign fighters individuati in Francia, ai quasi mille britannici, ai 650 tedeschi e ai 400 di Paesi Bassi e Belgio. In Italia l’ultimo dato ufficiale è di 65 combattenti e il ‘vero pericolo’ proverebbe non dal web, come ipotizzato da molti, ma dalle carceri.

Nomi che ritornano. Nella lista presentata da Alfano a inizio anno c’erano pochi italiani: il genovese Giuliano Delnevo (morto in Siria nel 2013), Maria Giulia Sergio (la ragazza che collega i due nuclei familiari colpiti dall’operazione della procura di Milano), Giampiero Filangieri (calabrese arrestato in Kurdistan lo scorso anno), El Mehdi Dannoune (cittadino marocchino naturalizzato italiano tornato dalla Siria) e Stefano Costantini (cittadino italo-svizzero). Ci sono, poi, persone provenienti dal Marocco, dalla Tunisia, dalla Macedonia e dalla Bosnia. Molti di questi, comunque, potrebbero essere caduti nei combattimenti in Siria.

La percezione dell’Islam. Un sondaggio che la fondazione Leone Moressa ha effettuato per la Repubblica mostra la percezione che gli islamici d’Italia avrebbero dell’Isis: il 97% lo condanna, mentre il restante 3% sostiene che lo stato islamico combatte per diffondere i veri valori della loro religione. Netto anche il giudizio sui foreign fighters: l’80% degli intervistati li ritiene un fenomeno isolato, non collegabile alla comunità islamica.