FOCUS Papa fra gli ultimi: Servono anticorpi contro cultura scarto

Di Elena Andreasi Torino, 21 giu. (LaPresse) – Nella nostra società si è diffusa sempre più “una cultura dello scarto” ed “è nostro compito sviluppare degli anticorpi contro questo modo di considerare gli anziani, o le persone con disabilità, quasi fossero vite non più degne di essere vissute”. E’ questo il messaggio principale di Papa Francesco nel suo discorso lasciato al Cottolengo di Torino, dove ha incontrato gli ammalati. Proprio per rispetto nei loro confronti il Pontefice non ha permesso che le telecamere lo seguissero all’interno della struttura. “L’esclusione dei poveri e la difficoltà per gli indigenti a ricevere l’assistenza e le cure necessarie è una situazione che purtroppo è presente ancora oggi – si legge nel discorso di Papa Francesco -. Sono stati fatti grandi progressi nella medicina e nell’assistenza sociale, ma si è anche diffusa una cultura dello scarto, come conseguenza di una crisi antropologica che non pone più l’uomo al centro, ma il consumo e gli interessi economici”. La longevità degli anziani, ha sottolineato ancora il Pontefice, “non sempre viene vista come un dono di Dio, ma a volte come un peso difficile da sostenere, soprattutto quando la salute è fortemente compromessa”.

UMANITA’ E CLIMA DI FESTA. L’umanità che anima la struttura del Cottolengo, la cura degli altri sostenuta da Bergoglio, si è vista palesemente anche durante l’attesa del Papa, al di fuori dell’edificio: giornalisti e poliziotti sono stati dissetati dalle cuoche della Piccola Casa della Divina Provvidenza, affacciate dalla finestra della cucina, con bottigliette d’acqua distribuite a chiunque lo chiedesse. Le risate e la festosità delle cuoche hanno ravvivato l’attesa e sono aumentate esponenzialmente quando Bergoglio è arrivato sulla papa-mobile e le ha salutate. Un radioso sorriso anche da parte della madre superiora che ha atteso Francesco all’ingresso.

NO A ECONOMIA DELLO SCARTO. Lo stesso concetto di cultura dello scarto era stato ripreso da Bergoglio anche in mattinata quando ha incontrato il mondo del lavoro in piazzetta Reale. “Siamo chiamati a ribadire il no a un’economia dello scarto, che chiede di rassegnarsi all’esclusione di coloro che vivono in povertà assoluta – ha detto -. Si escludono i bambini (natalità zero), si escludono gli anziani, e adesso si escludono i giovani (più del 40% di giovani disoccupati)! Quello che non produce si esclude a modo di ‘usa e getta’”. “Possiamo chiederci – ha affermato ancora – se oggi siamo saldi su questa roccia che è l’amore di Dio. Come viviamo l’amore fedele di Dio verso di noi. Sempre c’è il rischio di dimenticare quell’amore grande che il Signore ci ha mostrato. Anche noi cristiani corriamo il rischio di lasciarci paralizzare dalle paure del futuro e cercare sicurezze in cose che passano, o in un modello di società chiusa che tende a escludere più che a includere”.

TRA IL POPOLO E GLI ULTIMI. Un Papa del popolo, e soprattutto degli ultimi, quindi, quello che Torino ha potuto conoscere. Un Papa che nel corso della sua lunga e faticosa giornata ha trovato il tempo e il modo di incontrare, oltre che gli ammalati del Cottolengo, anche i ragazzi del carcere Ferrante Aporti, una famiglia Rom e un gruppo di senza fissa dimora e di migranti, con i quali ha pranzato in Arcivescovado. E la popolarità di Papa Francesco, nel senso stretto del termine, è racchiusa tutta nella dichiarazione di uno dei tanti fedeli radunatisi nel centro del capoluogo piemontese: “Vedere un santo vivo non è cosa da poco. Francesco lo è. Pensavo fosse difficile trovare un sostituto di Wojtyla, ma Francesco ha addirittura qualche cavallo in più”, ha detto a LaPresse Lorenzo, arrivato a Torino da Chivasso, nell’hinterland cittadino, con la moglie Silvana apposta per vedere dal vivo il Pontefice. “E’ il Papa del popolo, della gente – ha proseguito -, Bergoglio è il nostro orgoglio”.