Papa presiede la Via Crucis: Il nostro silenzio è complice delle persecuzioni

Roma, 3 apr. (LaPresse) – “In te, Divino Amore, vediamo i nostri fratelli perseguitati, decapitati e crocifissi per a loro fede in te, sotto i nostri occhi o spesso con il nostro silenzio complice”. Lo ha detto papa Francesco presiedendo il rito della via crucis al Colosseo dalla terrazza del Palatino. “Nella crudeltà della tua passione, Signore, vediamo la crudeltà delle nostre azioni. Nel tuo sentirti abbandonato vediamo tutti quelli abbandonati dai familiari, dalla società, quanti sono privati della solidarietà. Nel tuo corpo ferito, squarciato, vediamo quelli che sono sfigurati dalla nostra negligenza e dalla nostra indifferenza”, ha detto il Pontefice.

IL RITO DELLA VIA CRUCIS. La ‘Via Crucis’, funzione liturgica centrale del Triduo Pasquale, iniziato il Giovedì Santo con la messa del Crisma nella basilica di San Pietro e con la messa ‘in Coena Domini’ e la lavanda dei piedi ai detenuti nel carcere romano di Rebibbia; proseguito il Venerdì Santo con la messa della Passione nella basilica vaticana prima della ‘Via Crucis’; seguito dalla Veglia Pasquale del Sabato Santo dalle 20.30 alle 23 in piazza San Pietro, dove domenica alle 10 celebrerà la Messa di Pasqua e impartirà dalla loggia centrale della basilica la benedizione ‘urbi et Orbi’, alla città di Roma e al mondo. Il rito è trasmesso in mondovisione.

Alla prima stazione della ‘Via Crucis’, così come all’ultima, è il cardinale Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma, a portare la Croce e a condurla fino a Francesco, per la riflessione finale e la benedizione papale. Le meditazioni sono state redatte da monsignor Renato Corti, vescovo emerito di Novara. Nella seconda stazione a portare la croce è una famiglia numerosa, nella terza una famiglia con figli adottivi, nella quarta una famiglia, nella quinta un malato, nella sesta suore provenienti dall’Iraq, nella settima una delagazione dalla Sira, nell’ottava una delagazione dalla Nigeria, nella nona una delagazione dall’Egitto, nella decima una delagazione dalla Cina, nell’undicesima suore dell’Istituto Secolari Maria Santissima Annunziata, nella dodicesima i Custodi Terra Santa e nella tredicesima Religiose dell’America Latina.

I TEMI DELLE STAZIONI. “Pure in questi giorni vi sono uomini e donne che vengono imprigionati, condannati o addirittura trucidati solo perché credenti o impegnati in favore della giustizia e della pace. Essi non si vergognano della tua croce. Sono per noi mirabili esempi da imitare”, recita la risonanza della seconda stazione, prima di proseguire con le parole del ministro per le minoranze pakistano, Shahbaz Bhatti, ucciso a marzo del 2011. “Ricordo un venerdì di Pasqua – diceva il martire – quando avevo solo tredici anni: ascoltai un sermone sul sacrificio di Gesù per la nostra redenzione e per la salvezza del mondo. E pensai di corrispondere a quel suo amore donando amore ai nostri fratelli e sorelle, ponendomi al servizio dei cristiani, specialmente dei poveri, dei bisognosi e dei perseguitati che vivono in questo paese islamico. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita”.

“O Gesù, il dramma che Tu affronti insieme con tua Madre per una viuzza di Gerusalemme, ci fa pensare ai tanti drammi familiari presenti nel mondo. Ce ne sono per tutti: madri, padri, figli, nonne e nonni. È facile giudicare, ma più importante è metterci nei panni degli altri e aiutarli fin dove ci è possibile. Cercheremo di farlo”, è il testo della risonanza della quarta stazione.

La sesta stazione è dedicata alle donne. “O Gesù, questa sera tra noi è significativa la presenza femminile. Nei Vangeli le donne hanno un posto rilevante. Hanno assistito Te e gli apostoli. Alcune di loro sono state presenti durante la tua passione. E saranno le prime a portare l’annuncio della tua risurrezione. Il genio femminile ci sprona a vivere la fede con affetto verso di Te (cfr J. Ratzinger, La donna, custode dell’essere umano – Introduzione alla Lettera apostolica Mulieris dignitatem, Giornale di Teologia, 195, Brescia 1990, 16-17). Ce lo insegnano tutti i Santi. Vogliamo percorrere la loro strada”, è il testo pronunciato.

La pena di morte è l’argomento dell’undicesima stazione. “Ti guardiamo, Gesù, inchiodato alla croce. E sorgono nella nostra coscienza interrogativi impellenti: quando sarà abolita la pena di morte, ancor oggi praticata in numerosi Stati? Quando sarà cancellata ogni forma di tortura e la soppressione violenta di persone innocenti? Il tuo Vangelo è la più salda difesa dell’uomo, di ogni uomo”, si legge nel testo.