Papa ai cardinali: Chiesa non si isoli in una casta

Città del Vaticano (Vaticano), 15 feb. (LaPresse) – “Cari fratelli, guardando a Gesù e alla nostra Madre Maria, vi esorto a servire la Chiesa in modo tale che i cristiani – edificati dalla nostra testimonianza – non siano tentati di stare con Gesù senza voler stare con gli emarginati, isola ndosi in una casta che nulla ha di autenticamente ecclesiale”. E’ il messaggio lanciato da Papa Francesco ai cardinali ordinati ieri durante l’omelia presso la Basilica Vaticana dove ha celebrato la Messa con tutti i porporati convenuti a Roma per il Concistoro.

“Vi esorto a servire Gesù crocifisso in ogni persona emarginata, per qualsiasi motivo – ha proseguito il Pontefice – A vedere il Signore in ogni persona esclusa che ha fame, che ha sete, che è nuda; il Signore che è presente anche in coloro che hanno perso la fede, o che si sono allontanati dal vivere la propria fede; il Signore che è in carcere, che è ammalato, che non ha lavoro, che è perseguitato; il Signore che è nel lebbroso – nel corpo o nell’anima -, che è discriminato! Non scopriamo il Signore se non accogliamo in modo autentico l’emarginato! Ricordiamo sempre l’immagine di san Francesco che non ha avuto paura di abbracciare il lebbroso e di accogliere coloro che soffrono qualsiasi genere di emarginazione. In realtà, sul vangelodegli emarginati, si scopre e si rivela la nostra credibilità”.

NON AUTOLIMITIAMOCI CON I PREGIUDIZI – “Gesù, nuovo Mosè, ha voluto guarire il lebbroso, l’ha voluto toccare, l’ha voluto reintegrare nella comunità, senza ‘autolimitarsi’ nei pregiudizi; senza adeguarsi alla mentalità dominante della gente; senza preoccuparsi affatto del contagio. Gesù risponde alla supplica del lebbroso senza indugio e senza i soliti rimandi per studiare la situazione e tutte le eventuali conseguenze”, ha spiegato il Papa durante la sua omelia. “Per Gesù ciò che conta, soprattutto – ha sottolineato – è raggiungere e salvare i lontani, curare le ferite dei malati, reintegrare tutti nella famiglia di Dio. E questo scandalizza qualcuno”. “Gesù non ha paura di questo tipo di scandalo! Egli non pensa alle persone chiuse che si scandalizzano addirittura per una guarigione, che si scandalizzano di fronte a qualsiasi apertura, a qualsiasi passo che non entri nei loro schemi mentali e spirituali, a qualsiasi carezza o tenerezza che non corrisponda alle loro abitudini di pensiero e alla loro purità ritualistica. Egli ha voluto integrare gli emarginati, salvare coloro che sono fuori dall’accampamento”.

“Sono due logiche di pensiero e di fede: la paura di perdere i salvati e il desiderio di salvare i perduti – ha aggiunto ancora Bergoglio – Anche oggi accade, a volte, di trovarci nell’incrocio di queste due logiche: quella dei dottori della legge, ossia emarginare il pericolo allontanando la persona contagiata, e la logica di Dio che, con la sua misericordia, abbraccia e accoglie reintegrando e trasfigurando il male in bene, la condanna in salvezza e l’esclusione in annuncio. Queste due logiche percorrono tutta la storia della Chiesa: emarginare e reintegrare”.