Torino, 5 feb. (LaPresse) – “Dicono che mi hanno visto con una pietra in mano. Può darsi, avevo anche una sedia che usavo come scudo contro i lacrimogeni. Era l’unico modo per cercare di bloccare l’avanzata della polizia, che stava sfondando. I lacrimogeni venivano lanciati ad altezza uomo e c’erano parecchi feriti”. E’ un passaggio della deposizione in aula di uno dei due No Tav imputati al processo sullo sgombero dello svincolo autostradale di Chianocco avvenuto il 29 febbraio del 2012.
I due imputati sono accusati dal pm Enrico Arnaldi Di Balme di violenza e minaccia e pubblico ufficiale. La rotonda di Bussoleno che porta alla rampa che si immette nell’autostrada Torino-Bardonecchia era stata occupata da centinaia di No Tav già dal 27 febbraio 2012, giorno in cui il No Tav Luca Abbà era caduto da un traliccio di fronte al cantiere della Torino-Lione ed era stato ricoverato con gravi ferite ed ustioni all’ospedale Cto di Torino.
I No Tav avevano indetto quindi un presidio permanente di protesta per bloccare l’autostrada. La sera del 29 febbraio le forze dell’ordine sgomberarono l’area. “Ricordo – ha dichiarato l’imputato in aula – che scendevano giù dalla rampa, con gli idranti, e quando sono arrivato io vedevo scendere molti feriti. Un mio amico portava in braccio suo padre. I lacrimogeni venivano lanciati ovunque. Hanno spaccato le vetrine di una trattoria soltanto perchè c’erano delle persone dentro, i lacrimogeni finivano dentro le case”. “C’è stato chi ha perso un occhio e chi l’udito per i lacrimogeni” ha aggiunto.