Roma, 5 feb. (LaPresse) – Torna in televisione Raffaele Sollecito. Il giovane condannato al processo di appello bis a 25 anni per il delitto di Perugia, in attesa della sentenza della Cassazione, sceglie ‘Porta a porta’ per raccontare ancora una volta la sua verità. “Io credo in una sua innocenza al cento per cento”, dice riferendosi ad Amanda Knox. “Io non credo al fatto che lei abbia ucciso Meredith, mi sarei accorto di qualcosa”.
“INQUIRENTI MI MINACCIARONO”. “Ho subito pressioni incalzanti dagli inquirenti – ha continuato -: mi hanno fatto determinate minacce, mi hanno detto che non sarei uscito dal carcere, che avevo fatto un grave guaio”. Nelle indagini, ha aggiunto, “sono stati fatti un sacco di errori”.
“NON C’ENTRO NULLA”. Quanto a se stesso, è tornato a dirsi innocente: “Io non ho fatto nulla, non c’entro nulla”.
“QUELLA SERA FUMAI UNA CANNA”. “Io non sono un tipo che ama l’alcol, ma in quegli anni una canna in compagnia ogni tanto me la fumavo: quella sera avevo fumato, ma un po’, perché avevo un quantitativo molto piccolo nel cassetto”. “Non ero comunque su di giri”, ha aggiunto Sollecito.
“MI SONO OFFERTO A TANTE AZIENDE, POCHE RISPOSTE”. In attesa della Cassazione, Sollecito lavora online. “Mi sono offerto a diverse aziende – racconta – e non ho ricevuto molte risposte: con il web ho trovato delle persone che avevano piccole aziende con piccoli problemi informatici e ho iniziato a lavorare a progetto”. “Con la mia partita Iva fatturo il mio operato”, ha aggiunto Sollecito, che è un ingegnere informatico.