Palermo, 10 dic. (LaPresse) – La mossa degli inquirenti arriva poco prima di mezzanotte, dopo sei ore di un interrogatorio in cui la donna non mostra segni di cedimento davanti alle contestazioni che le vengono formulate. Per Veronica Panarello, madre del piccolo Andrea Loris Stival, scatta così il fermo per omicidio volontario del figlioletto di otto anni. I magistrati, che le contestano anche il reato di occultamento di cadavere, continueranno ad ascoltarla per altre due ore, poi, a notte fonda, davanti a una cinquantina tra giornalisti, fotografi e cameraman che attendevano assiepati davanti al palazzo di giustizia di Ragusa, il trasferimento negli uffici della questura. Qui la donna sta trascorrendo le ore che la separano dal nuovo round con gli inquirenti: all’interrogatorio di garanzia, che vedrà la presenza del legale di Veronica Panarello, Francesco Villardita, seguirà la decisione del gip sulla convalida del fermo e l’eventuale ordinanza di custoia cautelare.
Un faccia a faccia per certi versi drammatico quello che è andato in scena ieri sera negli uffici della procura di Ragusa: da un lato la madre del piccolo, strangolato e gettato in un canale di scolo alla periferia di Santa Croce Camerina il 29 novembre, che urla più volte la sua innocenza, dall’altro il procuratore Carmelo Petralia e il sostituto Marco Rota. Gli inquirenti hanno impresso una netta accelerazione alle indagini nel pomeriggio di ieri: alle 17.30 la Giulietta grigio-metallizzato della squadra mobile di Ragusa arriva in via Garibaldi, a Santa Croce Camerina. Le voci su una imminente svolta nelle indagini si rincorrono da tutta la giornata e così dall’abitazione degli Stival esce Veronica Panarello, nascosta sotto un cappuccio, e con lei il marito, Davide. In quel momento la madre di Loris è solo una persona informata sui fatti, ma che viene ascoltata per la quarta volta dagli inquirenti.
Appena giunti in procura, il marito si lascia scappare una frase: “Se è stata lei, mi cade il mondo addosso”. Poi, il lungo interrogatorio: Petralia e Rota le chiedono conto delle diverse incongruenze tra il suo racconto e quanto rivelato dall’occhio delle numerose telecamere di sorveglianza disseminate lungo le strade di Santa Croce Camerina. Veronica Panarello ha sempre sostenuto di aver lasciato Loris nei pressi della scuola ‘Falcone-Borsellino’ quella maledetta mattina di sabato, ma le videocamere piazzate lungo il percorso che separa casa Stival dall’istituto raccontano una realtà diversa. La sua Polo nera non compare lungo il percorso negli orari indicati. L’auto viene invece immortalata da altre telecamere in una zona non lontana dal ‘mulino vecchio’, dove è stato trovato il corpo del bambino. Nel giallo entrano anche le misteriose fascette da elettricista, consegnate lunedì dalla donna alle due maestre del bambino che si erano recate a far visita agli Stival per porgere le loro condoglianze e giudicate compatibili con quelle che hanno strangolato il bambino. Quel lunedì la madre fece riferimento a un lavoro che Loris avrebbe dovuto portare a termine a scuola. Anche in questo caso, però, la versione di Veronica Panarello viene smontata: le due maestre e la stessa preside della scuola, Giovanna Campo, infatti, smentiscono qualsiasi utilizzo di quelle fascette “perchè pericolose per i bambini”. Elementi che, uniti ad altri rilievi come la telecamera che mostra il rientro in casa della donna quella mattina, dopo che anche Loris ha varcato la porta della palazzina di via Garibaldi, hanno convinto i magistrati a emettere il provvedimento di fermo a nove giorni dall’omicidio del piccolo Loris.