Palermo, 9 dic. (LaPresse) – La sua versione dei fatti non crolla neanche davanti a due interrogatori della durata complessiva di 13 ore, neppure contro le certezze messe nero su bianco dai pm che le hanno notificato il decreto di fermo per omicidio volontario e occultamento di cadavere. Veronica Panarello non arretra di un millimetro, respinge ogni addebito e nel corso delle cinque ore passate a rispondere alle contestazioni dei magistrati, negli uffici della questura di Ragusa, ripete più volte quel “sono innocente, non sono stata io” che già aveva proferito in procura e che non convince gli inquirenti. Al termine dell’interrogatorio, infatti, e dopo il prelievo del Dna da parte degli investigatori, la donna viene trasportata da polizia e carabinieri nel carcere Piazza Lanza di Catania, dove i detenuti la accolgono con un tetro “assassina”.
Gli inquirenti non hanno dubbi e poggiano il castello accusatorio su fondamenta fatte dai tanti video contenuti nelle memorie delle telecamere di sorveglianza sparse per Santa Croce Camerina: in primis la videocamera posta sull’emporio di fronte a casa Stival, in via Garibaldi. E’ l’obiettivo che vedrebbe Loris rientrare a casa anzitempo quella mattina e, poco dopo, anche Veronica. La contromossa della difesa la svela Francesco Villardita, legale della madre del piccolo strangolato e gettato in un canale di scolo, uscendo dalla questura di Ragusa: “Dalle telecamere non si potrà vedere mai se quel bambino è Loris – spiega -. La signora ha visto il fotogramma e ha chiesto da cosa avrebbero individuato il fatto che quel bambino fosse Loris”.
Per Villardita il bambino “non è soggetto individuabile. Questa certezza – ha aggiunto – non ce l’ha nessuno”. Il refrain della madre di Loris è lo stesso, ieri come oggi: “Ho portato tutti e due i bambini a scuola quel giorno”, dice ripetendo più volte il percorso dalla sua abitazione alla ‘Falcone-Borsellino’. Ma le telecamere, ancora una volta, raccontano un’altra verità, che le viene contestata dal procuratore di Ragusa, Carmelo Petralia, e dal sostituto Marco Rota. Ora l’attesa è tutta per la richiesta di convalida che i pm, se lo riterranno opportuno, dovranno formulare al gip entro 48 ore dalla notifica del fermo.