Mafia, tecnico: Per strage rapido 904 usati 16 kg di esplosivo

Firenze, 9 dic. (LaPresse) – Nella strage del rapido 904 furono usati “16 chili di esplosivo globali”. Lo ha detto Gianni Giulio Vadalà, il consulente tecnico che ha confrontato l’esplosivo usato per far saltare il treno, con quello utilizzato nelle stragi mafiose degli anni Ottanta e Novanta. Vadalà, interrogato in aula a Firenze dalla pm Angela Pietroiusti nella seconda udienza del processo per cui l’unico imputato è Totò Riina, ha raccontato di ritenere che quell’esplosivo provenga dal deposito di armi ed esplosivi di Cosa Nostra che si trovava a San Giuseppe Jato, poi usato per gli attentati mafiosi del ’92 e del ’93.

Vadalà vanta una lunga esperienza come esperto chimico in polizia: ha indagato sugli esplosivi utilizzati negli attentati del ’92, sui via dei Georgofili a Firenze, via Fauro, San Giorgio al Velabro e San Giovanni a Roma e in via Palestro a Milano, fino a quello ritrovato proprio nel 1993 in contrada Giambascio a San Giuseppe Jato, nel deposito controllato da Giovanni Brusca. Vadalà ha spiegato che l’ordigno fu collocato su una carrozza del treno e fatto esplodere con un sistema di trasmissione radiocomandato mentre il convoglio transitava in galleria, “il migliore che potesse essere disponibile all’epoca”, ha detto. Vadalà ha spiegato nei dettagli tecnici le caratteristiche degli esplosivi, precisando che in quello ritrovato per la strage al rapido 904 vennero rinvenute tracce di pentrite, t4, nitroglicerina, gelatinato e tritolo, tutti materiali presenti nella miscela dell’ordigno Semtex H utilizzato per la strage di 30 anni fa.

Vadalà ha anche aggiunto che nel deposito di San Giuseppe Jato sono stati trovati materiali esplosivi analoghi a quelli utilizzati per le stragi mafiose che uccisero i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nel 1992.