Tav, pm a processo terrorismo: Assalto a cantiere fu atto di guerra

Torino, 13 nov. (La Presse) – L’assalto notturno al cantiere della Tav di Chiomonte nella notte tra il 13 e il 14 maggio 2013 fu “un atto di guerra e punitivo verso lo Stato, un atto che si inserisce nell’antagonismo estremo”. Lo ha detto il pm Antonio Rinaudo nella maxiaula bunker de carcere delle Vallette di Torino, dove è iniziata la requisitoria della pubblica accusa nei confronti dei quattro attivisti No Tav accusati di terrorismo. “Un atto – ha aggiunto – che doveva essere punitivo per condannare le scelte di politica economica e condizionare lo Stato nelle scelte future, perché ogni punizione deve avere un valore dissuasivo”.

“Il più rilevante danno commesso – ha detto il pm – è la lesione di beni tutelati a rango costituzionale. Fu un atto di terrorismo. Si è bruciato un compressore, dicono, ma si è posta in pericolo l’incolumità di più persone. Colpire l’incolumità individuale in quel contesto integra quel grave danno che non è solo l’integrità fisica. Colpire Chiomonte è colpire una scelta strategica dello Stato. La grande opera della Tav non è niente altro che espressione di una scelta politica ed economica fatta dallo Stato e demonizzata da coloro che si oppongono. E il gesto chiamato sabotaggio viene rivendicato comne parte di un più articolato disegno. Non è un episodio isolato”.