Foley contro pubblicità libro Allam, musulmana alla madre: tutte con te

Di Ilaria Liberatore

Milano, 27 ott. (LaPresse) – “Mentre negli Stati Uniti la famiglia Foley sta ancora piangendo James, qui c’è qualcuno che pensa di fare pubblicità con quella terribile fotografia”. Lo afferma, a LaPresse, l’avvocato Luca Bauccio, legale di Diane Foley, la madre del giornalista americano decapitato dai terroristi dello Stato Islamico (ex-Isil) dopo due anni di prigionia. Nei giorni scorsi un quotidiano ha deciso di pubblicizzare il nuovo libro di Magdi Cristiano Allam, “Non perdiamo la testa. Il dovere di difenderci dalla violenza dell’Islam” abbinando l’immagine della copertina del volume a quella degli ultimi istanti di vita di James, in ginocchio affianco al suo boia con lo slogan “2014, l’anno dei tagliagola”.

L’accostamento non piace alla famiglia Foley che, tramite l’avvocato Bauccio, presenta una diffida alla Società editrice del quotidiano, chiedendo la sospensione immediata della diffusione della pubblicità del libro. Nel frattempo la notizia fa il giro dei social network, grazie a un comunicato diffuso da Bauccio: “In una sola giornata il mio post è stato condiviso 750 volte – spiega Bauccio -. Abbiamo ricevuto tanti messaggi di sostegno, in particolare, mi ha toccato profondamente la lettera che una ragazza milanese di 20 anni di origine egiziana, Esraa Abou El Naga, ha indirizzato a Diane Foley, dicendole ‘sono e mi sento italiana, anche se qualcuno qui in Italia non vorrebbe che lo fossi, e sono musulmana, fieramente musulmana, anche se qualcuno, qui in Italia, crede che ciò mi renda colpevole e dannata. Vorrei che tu lo sapessi: sono, noi siamo con te. Come donne e come figlie soffriamo del tuo dolore, e come italiane proviamo una grande sofferenza nel vedere che la memoria di James sia stata ancora una volta offesa proprio ad opera di un giornale italiano. Siamo ancora incredule. Non capiamo, non accettiamo ciò che è stato fatto’. E’ una lettera molto bella che condividerò presto sul mio profilo e che ho provveduto a tradurre in inglese per farla leggere a Diane”.

Nel comunicato diffuso su Facebook Bauccio sottolinea che la famiglia di James “non nutre odio e non ha propositi di vendetta ma chiede solo rispetto, chiede solo di poter vivere il proprio dolore senza subire altre umiliazioni, altre offese, altri turbamenti.

James Foley è stato un bravo e appassionato reporter, amava raccontare, documentare, informare. Amava la vita e credeva nella dignità degli esseri umani, e per questo ha voluto rivelare al mondo il dramma del popolo siriano. Per questo ha vissuto e per questo è morto”.

“Il nostro obiettivo – spiega il legale a La Presse – è che venga presa una posizione autorevole contro lo sfruttamento dell’immagine di James. Per questo motivo abbiamo inoltrato una richiesta al Comitato di controllo per la pubblicità, affinché venga ritirata. Ciò che la famiglia Foley desidera è che si ponga fine a questa esibizione del corpo e della vita di un uomo umiliato da barbari”. Se lo volesse, il Comitato potrebbe ordinare subito il suo ritiro definitivo, ma ad oggi non è stato fatto ancora nulla. Abbiamo speranza. Magari sarà proprio il quotidiano in questione a farlo, mosso da pentimento. In ogni caso sia chiaro: andremo avanti fin quando non saremo sicuri di non vedere più in giro questa pubblicità”.

“Bisogna creare una cultura del rispetto della dignità umana, con particolare riferimento ai deboli, alle minoranze – spiega Bauccio -. Operazioni come ‘Non perdiamo la testa’ mancano di rispetto non solo alla famiglia Foley, ma anche a tutti i nuovi italiani che, se ci fosse ancora bisogno di ripeterlo, non hanno nulla a che fare con i terroristi dello Stato islamico”.

Lo scorso agosto l’Ordine dei giornalisti ha aperto un procedimento disciplinare per ‘islamofobia’ contro Allam, in seguito agli articoli scritti tra il il 22 aprile e il 5 dicembre 2011 (in cui, ad esempio, i musulmani venivano accusati di essere “figli del demonio”).

A sollecitare il provvedimento è stato proprio Luca Bauccio che, con la sua associazione Media & Diritto, ha presentato il ricorso contro quegli articoli. Molti giornalisti, però, hanno visto quel provvedimento come una minaccia alla libertà di espressione. “Vorrei che si capisse che se cade il dovere del rispetto della dignità delle persone siamo a rischio tutti – spiega Bauccio -. Quando sento certi finti libertari mi chiedo se si rendano conto che la libertà del pensiero che offende e umilia è solo prevaricazione e prepotenza. La lotta contro l’islamofobia ha la stessa dignità di quella all’antisemitismo, alla demonizzazione su basi religiose. Spesso le parole degli islamofobi sono identiche a quelle degli antisemiti. Come si può ignorare questa deriva?”.