SCHEDA Editoria, la lettera di dimissioni di Suber all’Odg

Roma, 8 ott. (LaPresse) – Dopo Carlo Bonini anche Pietro Suber, giornalista di Mediaset, si è dimesso dal consiglio dell’Ordine dei giornalisti dopo la decisione, con voto unanime, del consiglio della Lombardia di reintegrare nell’Albo, Renato Farina, radiato nel 2007 perché collaboratore retribuito del Servizio segreto militare con il nome in codice ‘Betulla’.

“Ritengo che le motivazioni riportate dal collega Carlo Bonini per le sue dimissioni siano ineccepibili nella forma e nella sostanza. Penso che tutti i tentativi di cambiare, di riformare quest’Ordine dei giornalisti – prematuri o meno, sbagliati o troppo avanzati che dir si voglia – si siano frantumati contro un muro, quello dei tanti consiglieri che non solo vogliono difendere uno status quo indifendibile da qualsiasi punto di vista, ma che negano di fatto gli stessi principi fondanti dell’Ordine”, scrive Suber in una lettera al presidente e all’esecutivo del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.

“La triste pantomima dei tentativi di riforma, tutti più o meno naufragati nel nulla, la riammissione all’unanimità di Renato Farina, alias ‘Betulla’, da parte dell’Ordine della Lombardia, la scelta di personaggi già coinvolti in vicende molto discusse come Giovanni Lucianelli tra i membri della commissione d’esame per giornalisti professionisti – spiega Suber – sono solo gli ultimi esempi di punti, a mio modesto avviso, di non ritorno: lista alla quale vorrei aggiungere la miopia di un Consiglio dell’Ordine che continua ad arroccarsi dietro alcuni privilegi senza capire che la barca sta affondando e che ci siamo sopra tutti, professionisti e pubblicisti, garantiti e meno garantiti (che sono chiaramente la maggioranza)”.

“La questione – conclude Suber – non certo secondaria del controllo sul codice deontologico, questione nascosta velocemente sotto il tappeto come dimostra la recente assoluzione da parte dell’assemblea del consigliere Andro Merkù, protagonista delle imitazioni utilizzate dalla trasmissione radiofonica ‘La Zanzara’. Violazione del codice deontologico accertata, se ce ne fosse il bisogno, da ultimo anche dal Garante per la privacy in una delle sue ultime riunioni di fine settembre. Certo, inutile nascondere che le dimissioni sono comunque una sconfitta anche personale. Il tentativo di cambiare le cose – di portare avanti una riforma radicale di una legge (quella istitutiva dell’Ordine) che risale a più di 50 anni fa – è stato fatto in questo anno e mezzo, ma è stato bocciato più volte dalla maggioranza del Consiglio. La sconfitta sta nell’ordine delle cose e del gioco democratico, non però le altre”.