Ebola, Fatebenefratelli: Preghiamo dopo morte missionario spagnolo

Brescia, 26 set. (LaPresse) – “Di fronte a questo stillicidio possiamo soltanto soffrire, pregare e lavorare. Il dolore e la paura sono una condizione che condividiamo con gli operatori sanitari laici e con le popolazioni colpite e la preghiera – con cui invochiamo l’intercessione di San Giovanni di Dio – è l’unica in grado di darci la forza e l’audacia necessarie. Appartiene al nostro carisma ed è scritto nel nostro statuto: quando un frate viene ordinato si impegna a portare il Vangelo dell’Ospitalità fino al sacrificio della vita”. Così frà Marco Fabello, della provincia Lombardo-Veneta dei Fatebenefratelli, commenta la morte, avvenuta ieri a Madrid, di padre Manuel Garcia Viejo, dell’ordine Ospedaliero San Giovanni di Dio – Fatebenefratelli, infettato dall’ebola in Sierra Leone.

Nei giorni scorsi, il Priore Generale dell’Ordine Ospedaliero, fra Jesùs Etayo, ha diffuso una lettera in cui spiega la sofferta decisione di chiudere nuovamente l’ospedale di Lunsar dove lavorava fra Viejo – che era già stato chiuso e trattato dopo altri casi di contagio – e ammette che “per tutti noi, e in special modo per i Confratelli e i Collaboratori che sono in Sierra Leone, è un momento molto difficile, (à) Non possiamo continuare l’attività da soli, e pertanto abbiamo bisogno del coordinamento e dell’aiuto del governo, della Chiesa e degli organismi internazionali che operano in campo sanitario, per poter realizzare un lavoro efficace e adeguato” ma “se ci saranno le condizioni, siamo disponibili affinché i nostri Centri possano costituire un altro anello della catena formata dai progetti in atto o futuri per affrontare questa difficile situazione”.

L’intenzione dei Fatebenefratelli, dunque, malgrado le evidenti difficoltà, è quella di “continuare ad essere al servizio della popolazione, specialmente in questo momento, quando cioè hanno più bisogno di noi”.