Palermo, 15 set. (LaPresse) – Ucciso dalla mafia per il suo impegno di sacerdote in uno dei quartieri più difficili di Palermo. Il 15 settembre del 1993 Cosa nostra, in piena strategia di attacco allo Stato, uccideva a Palermo un sacerdote, don Pino Puglisi, parroco a San Gaetano, nel quartiere Brancaccio alla periferia Est del capoluogo siciliano, regno dei boss Filippo e Giuseppe Graviano. L’agguato scattò nel giorno del suo 56esimo compleanno, davanti alla porta di casa del sacerdote inviso alla mafia per le sue omelie in cui si rivolgeva direttamente agli uomini delle cosche e soprattutto per la sua attività con i giovani del quartiere. A Brancaccio, dove era arrivato nel 1990, padre Puglisi aveva fondato il centro ‘Padre Nostro’, diventato presto punto di riferimento per i tanti giovani del quartiere. Ai killer che lo chiamarono pochi secondi prima di ucciderlo, don Pino disse ‘me lo aspettavo’. A sparare furono Salvatore Grigoli e Gaspare Spatuzza, oggi collaboratori di giustizia, che hanno raccontato le fasi del delitto. I mandanti furoni individuati nei fratelli Graviano, entrambi condannati all’ergastolo. La Chiesa ha riconosciuto il martirio di don Puglisi e il 25 maggio 2013, sul prato del Foro Italico di Palermo, si è svolta la cerimonia di beatificazione del sacerdote. Il corpo del ‘beato Puglisi’ è stato traslato dal cimitero monumentale di Sant’Orsola e ora riposa nella cattedrale di Palermo.