Torino, 3 set. (La Presse) – “Dopo la sentenza della Corte Costituzionale del 9 aprile scorso che ha dichiarato illegittimo il divieto dell’eterologa, è doveroso che al più presto vengano date norme sicure che regolamentino la questione su tutto il territorio nazionale per evitare il far west, le derive eugenetiche e l’instaurarsi di un subdolo mercato procreativo animato dalla patologia del desiderio e dalla logica del figlio a tutti i costi”. E’ quanto dichiarato dall’arcivescovo di Torino, Monsignor Cesare Nosiglia, in un’intervista pubblicata sul settimanale diocesano La Voce del Popolo, in uscita domani, sulla fecondazione eterologa. “La generazione di una persona – denuncia Nosiglia – non può essere confusa con la produzione di un oggetto fatto a dimensione dei propri bisogni e della propria insaziata sete di genitorialità”. “Si direbbe che in Italia – denuncia l’arcivescovo – le questioni di rilevanza bioetica vengano gestite nei tribunali anziché nelle appropriate sedi legislative. E ciò accade, sovente, a causa delle lungaggini della macchina politica e burocratica”.
Nosiglia ribadisce la contrarietà della Chiesa a tutti i tipi di fecondazione, e “a maggior ragione per la eterologa, ottenuta mediante l’incontro di gameti di almeno un donatore estraneo alla coppia”. “Così – denuncia – si priva il nascituro della relazione filiale con le sue origini parentali e c’è il rischio di ostacolare la maturazione della sua identità personale”. “Il figlio – spiega Nosiglia – non è un qualche cosa di dovuto e non può essere considerato come oggetto di proprietà: è piuttosto un dono, il più grande e il più gratuito del matrimonio, ed è testimonianza vivente della donazione reciproca dei suoi genitori. Non esiste, come invece si vorrebbe far credere, un diritto al figlio”.
“È quindi molto opportuno – conclude – favorire maggiormente le adozioni e pubblicizzare anche la possibilità per le donne gravide che, per i più diversi motivi, non si sentono nella condizione adatta ad allevare un figlio, di consentirne l’adozione, come è già previsto nell’ordinamento italiano. Va ancora notato che la coppia adottante vive al suo interno la stessa situazione genitoriale. Al contrario se una coppia ricorre all’eterologa quando solo uno dei due partner è sterile, si rischia di creare, con l’intrusione del terzo (il donatore), un grave disagio psicologico in chi non ha capacità generative: un disagio che potrebbe nel tempo compromettere la serena crescita anche del figlio”.