Roma, 26 lug. (LaPresse) – In India e in Turchia, rispettivamente ad Alang e ad Aliaga, vicino la città di Smirne, sono arenate sulla spiaggia decine e decine di relitti che aspettano di essere smantellati, un vero e proprio cimitero delle navi. Qui, denuncia Legambiente, le barche di tutto il mondo vengono arenate sulla spiaggia attraverso la tecnica del beaching. In pratica si aspetta l’alta marea per lanciarle a tutta velocità verso la riva. Quando poi arriva la bassa marea, in questi cantieri navali all’aperto, comincia il lavoro di centinaia di operai che per qualche dollaro al giorno smontano pezzo per pezzo le navi, che contengono anche materiali pericolosi come amianto, e mercurio. Un’operazione che viene fatta senza sistemi e misure di sicurezza. Sono tante le barche che vengono smantellate qui in virtù dei bassi costi di manodopera. Una vergogna mondiale, quella della rottamazione a ribasso delle navi occidentali in Paesi meno attenti alla sicurezza e all’ambiente, che Legambiente con la Goletta verde straordinaria torna oggi a denunciare, durante il suo quarto giorno di navigazione al seguito della Concordia verso Genova.
Il caso della Concordia ha riportato l’attenzione sulla questione dello smantellamento dei relitti e la possibilità di riaprire dei cantieri ad hoc in Europa, dove rottamare le navi in maniera socialmente e ambientalmente sicura. Per Legambiente è necessario dar avvio nel vecchio continente ad un polo attrezzato in linea con le misure richieste dalla recente normativa comunitaria, per rottamare le grandi navi secondo tecniche innovative rispettose dell’ambiente e della salute degli operai. Una sfida importante che l’Europa e l’Italia non possono perdere.
“Il naufragio della Concordia – dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente a bordo della Goletta verde straordinaria – obbliga l’Europa a ripensare in casa propria la fine delle navi per dire basta alla vergogna della rottamazione in Paesi poco attenti all’ambiente e alla sicurezza. Non si possono più fare ragionamenti di risparmio economico su vicende come quelle della Concordia, è ora di dar avvio a una rottamazione virtuosa e innovativa. L’arrivo oggi del relitto a Genova, dopo un viaggio difficile e delicato che ha attraversato il Santuario dei Cetacei e che abbiamo seguito con la nostra Goletta, rappresenta il primo passo importante per dar avvio a una filiera europea virtuosa sullo smantellamento delle navi. Vogliamo però ricordare che la storia della Concordia non si chiude con la rimozione e lo smantellamento del relitto, manca ancora il ripristino e la bonifica dei luoghi, la rimozione del cantiere e soprattutto il risarcimento del danno ambientale per i quali ci batteremo”.
In materia di smantellamento di navi, l’associazione ambientalista ricorda che l’Europarlamento ha dato via libera alle nuove regole per l’eco-riciclo delle vecchie navi Ue. Il testo prevede che le navi europee vengano smantellate solo in strutture certificate, incluse in una lista Ue. Anche le navi extra Ue che attraccheranno in un porto europeo dovranno fornire l’inventario dei materiali pericolosi contenuti. Legambiente chiede che ogni Paese attrezzi alcuni porti a questo scopo, evitando così di fare andare in giro le carrette in disuso e scaricarle sulla pelle dei più poveri del pianeta.
“Il mondo della navigazione – aggiunge Sebastiano Venneri, responsabile mare di Legambiente – è da sempre cresciuto sugli incidenti: il Titanic ad esempio è servito a migliorare le misure di sicurezza, l’Erika e la Prestige, le superpetroliere affondate rispettivamente nel 1999 e nel 2001, sono servite ad approvare nuove leggi europee in materia di trasporto di sostanze pericolose e aumentare i controlli. Con la Concordia si è invece riaperto il dibattito sullo smantellamento delle navi. Il fatto che per la prima volta una nave italiana, dopo decenni, non abbia puntato la sua prua per l’ultimo viaggio verso le coste dell’India, della Turchia, oppure quelle del Bangladesh o del Pakistan, ma verso il proprio Paese rappresenta un passo importante. Ora si lavori per attivare al più presto un sito nazionale per lo smaltimento delle navi colmando così il buco industriale italiano in questo settore”.