Roma, 5 giu. (LaPresse) – “Sicuramente quello che sta emergendo in questa vicenda, che merita ancora di essere tutta vagliata dalla magistratura, è un sistema molto complesso e inquietante, ancora più inquietante di quello emerso dall’Expo”. Così Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, questa mattina a ‘Prima di tutto’ su Radio 1. “Perché qui – ha spiegato – sembrerebbe coinvolto il sistema imprenditoriale, il sistema della politica, ma anche il sistema dei controlli, perché sono stati coinvolti ufficiali della guardia di finanza, un magistrato contabile. Il quadro che emerge è veramente di una corruzione particolarmente penetrante, che diventa in qualche modo favorita da una quantità enorme di denaro che giro intorno a queste grandi opere”.

Secondo il magistrato il sistema delle regole degli appalti “va in qualche modo ripensato perché quanto avvenuto negli ultimi anni credo che sia un dato: tutti i grandi eventi sono stati fatti sempre con deroghe. Il che significa che questa norma sugli appalti non ha funzionato. Siamo arrivati un po’ al paradosso che le regole sugli appalti funzionano che per gli appalti grossi, dove sostanzialmente dovrebbe essere più alta l’attenzione, dove ci sono maggiori interessi, alla fine non vengono applicate”. Cantone ha però precisato “parliamoci chiaro, è inutile pensare che solo cambiando le regole si possano impedire situazioni così incancrenite”. “Le regole”, ha detto il magistrato, “sono uno dei problemi”.

A proposito della possibilità di revoca degli appalti in casi di inchieste come per Expo e Mose, e della conseguente compromissione delle opere, Cantone ha sottolineato che “ischia di compromettere tutto e di essere complicato sul piano tecnico-giuridico”. Così il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone, a ‘Prima di tutto’ su Radio 1, . “Nessuno – ha però chiarito Cantone – deve ottenere vantaggi dalla propria attività delittuosa: se io ho ottenuto un appalto da un’attività delittuosa è un paradosso che mi si consenta di tenere l’appalto”. “Faccio fatica – ha precisato il magistrato – a credere che sia un problema solo di norme”.

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