Reggio Calabria, 29 mag. (LaPresse) – La Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria a sequestrato beni per un totale di 13 milioni di euro a Nicola Romano, un operaio forestale 65enne, ma che di fatto svolgeva l’attività di imprenditore, occupandosi delle imprese di famiglia, gestendo direttamente la realizzazione di opere pubbliche ed il taglio boschivo. L’uomo aveva mantenuto per diversi anni rapporti con la famiglia mafiosa dei Cordì attiva a Locri, in provincia di Reggio Calabria. Ora si trova in carcere.
Nicola Romano, riferisce la Dia, ha rivestito un ruolo di primissimo piano nell’ambito delle consorterie mafiose operanti nella fascia ionica reggina. Già nel 2012 era stato accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso e intestazione fittizia di beni. L’uomo, oltre ad essere capo dell’associazione locale del paese di Antonimina, svolgeva il ruolo di capo consigliere della Sacra Corona, struttura criminale con a capo Vincenzo Melia. L’uomo, avvalendosi della collaborazione e dell’interposizione fittizia di altri soggetti a lui legati anche da vincoli parentali, si è garantito, attraverso le ditte di cui è risultato essere effettivo titolare, l’accaparramento di lavori nel settore dell’edilizia pubblica ricadenti nella zona di influenza della cosca di riferimento.
Gli accertamenti hanno evidenziato un’evidente sproporzione tra gli investimenti effettuati da Romano rispetto alle risorse lecite di cui poteva disporre insieme al proprio nucleo familiare. Fra i beni confiscati ci sono 3 ditte e relativi capitali sociali e 47 immobili, tra cui circa 31 appezzamenti di terreno per un’estensione complessiva di circa 22 ettari di terreno coltivato, 7 appartamenti per civile abitazione, un capannone adibito a stabilimento industriale di circa 900 mq, diversi magazzini e fabbricati rurali.
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