Europee, cresce forza euroscettici tra prospettive e timori

Bath (Regno Unito), 21 mag. (LaPresse/AP) – “È tutta una aberrazione. Vogliamo indietro il nostro Paese. È stato svenduto”. Così Nigel Farage, il leader del britannico Uk Independence Party (Ukip), riassume la posizione del suo partito euroscettico in vista delle elezioni europee del 22-25 maggio. Un voto per lo stesso Parlamento europeo che Farage, eurodeputato dal 1999, vorrebbe abolire. Un sempre maggior numero di elettori britannici concorda, ma il fenomeno non è relegato al suo Paese perché lo stesso accade in tutto il continente. Presa tra crisi economica e austerità, l’Unione costruita sulle ceneri della seconda guerra mondiale con una visione di pace, unità e prosperità traballa. Guadagnano terreno i partiti che vogliono riformare, modificare o smantellare l’Ue. Anni di recessione e di austerità hanno eroso la fede degli europei in una istituzione con un budget annuale di 140 miliardi di euro e influenza su temi che vanno dalla giustizia all’agricoltura. Secondo i sondaggi, i partiti euroscettici nelle elezioni potrebbero ottenere tra il 25% e il 30% dei 751 seggi da eleggere nel nuovo Parlamento europeo.

L’UKIP NEL REGNO UNITO. Nel Regno Unito, l’Ukip di Farage (che non ha mai ottenuto un seggio al Parlamento di Londra) ha sorpassato il Partito laburista al primo posto. I conservatori, che guidano il governo, sembrano destinati ad arrivare terzi alle urne. Farage, sebbene desti simpatie trasversali, nella sua campagna elettorale ha anche incontrato proteste e occasionali lanci di uova, accusato di xenofobia e razzismo. Questa accusa, la stessa che viene rivolta ad altri partiti europei come il Front national francese di Marine Le Pen o la Lega nord nostrana, era uno dei principali ostacoli da superare per l’Ukip per sfondare davvero al voto. Tra i commenti che si sono fatti notare ci sono stati quelli di un politico che ha attribuito le alluvioni ai matrimoni gay, di un altro che ha invitato il comico nero Lenny Henry a trasferirsi in un “Paese nero” e di uno che ha definito l’islam “il diavolo”. Ma gli altri partiti lo hanno anche criticato per i manifesti anti immigrazione, tra cui uno in cui si legge: ’26 milioni di persone in Europa cercano lavoro. E il lavoro di chi?’. Farage, tuttavia, insiste che il partito non sia razzista e sia eccessivamente sotto il microscopio: “Non abbiamo il monopolio sulla gente stupida”, dice. E lunedì della scorsa settimana l’Ukip ha comprato una pagina intera del Daily Telegraph per convincere i britannici che “L’Ukip non è un partito razzista”.

Nonostante il 50enne Farage sia da 15 anni membro del Parlamento europeo, molti lo vedono come un outsider, un volto capace di rinfrescare la politica. Quel sentimento riecheggia in tutta Europa. Molti votanti nei Paesi ricchi, come la Germania, sono scontenti per i salvataggi dei vicini come la Grecia e il Portogallo, le cui economie sono collassate sotto debiti impagabili. E dall’altra parte, in questi Paesi, i cittadini si sentono umiliati per le pesanti condizioni imposte al saldo del debito. I messaggi dei partiti euroscettici si rivolgono ai votanti di destra contrari all’immigrazione e preoccupati per l’identità nazionale e l’aumento delle comunità musulmane, ma anche a quelli di sinistra che temono il potere delle banche e delle grandi aziende.

ALBA DORATA IN GRECIA. In Grecia, il Paese più colpito dalla crisi economica, l’opposizione all’Ue va dal Partito comunista e da Syriza sino al centrodestra dei Greci indipendenti e ai neofascisti di Alba dorata. Ma anche in Paesi che sono stati forti sostenitori dell’euro succede qualcosa di analogo. Il partito Veri finlandesi nel 2011 è diventato la terza forza nel Parlamento finlandese e ha spinto i partiti a una posizione più critica sull’Europa, chiedendo di limitare l’immigrazione e riconquistare alcuni poteri dall’Ue. Il movimento non punta a uscire dal blocco, ma è fortemente contrario ai prestiti di salvataggio affermando che i Paesi più ricchi abbiano fatto abbastanza per i membri dell’eurozona in difficoltà. “C’è accordo generale sul fatto che l’eurozona come esiste oggi non funziona”, dice il portavoce Samuli Virtanen.

MOVIMENTO 5 STELLE E LEGA NORD IN ITALIA. In Italia il Movimento 5 stelle guidato dal comico Beppe Grillo otterrebbe il 25% delle preferenze alle europee, secondo i sondaggi. Grillo sostiene che gli italiani si siano sottomessi al controllo europeo in cambio dell’adesione alla moneta unica, e che quindi servirà un referendum in proposito. Si aggiunge il 5% circa dei voti che andrà alla Lega Nord e un terzo che andrà a partiti ostili all’Ue, sviluppo significativo in un Paese che ha a lungo contato su Bruxelles. Nessuno di questi partiti ha scelto un proprio candidato di riferimento alla presidenza della Commissione europea.

IL FRONT NATIONALE IN FRANCIA. In Francia il Front nationale guidato da Marine Le Pen, che non si è candidata alla presidenza della Commissione, è reduce da un boom di consensi nelle amministrative di marzo. Allora il movimento al primo turno ottenne il 7%, risultato molto alto considerato che si presentava solo in 600 città, e con il secondo turno gli sono stati assegnati 12 sindaci e 1.546 seggi nei Consigli comunali di tutto il Paese.

GLI EUROSCETTICI IN GERMANIA. Anche la Germania non è immune dall’euroscetticismo. Il partito Alternativa per la Germania, fondato lo scorso anno, vuole la fine dell’euro nella sua forma attuale e lo stop ai salvataggi dei Paesi dell’eurozona indebitati. Non spinge per l’uscita di Berlino dall’Unione, ma per maggiori riforme democratiche. Forza piccola ma in crescita, spera di ottenere più del 4,7% registrato alle elezioni generali dello scorso anno. Il fondatore Bernd Lucke, professore di economia, afferma che anche se la peggior crisi economica sembra essere passata, “neanche un solo problema in Europa è stato risolto”. “I sintomi – dice – sono stati curati in un modo per cui tutti i problemi sono stati rattoppati usando solo i soldi”.

LE DIVERGENZE FRA I MOVIMENTI EUROSCETTICI. Anche se gli euroscettici otterranno un gran risultato, comunque, la caduta dell’Unione europea non è imminente. Il Parlamento resterà dominato da due grandi blocchi di centrodestra e di centrosinistra. L’influenza dei nuovi entrati sarà probabilmente limitata dalla loro relativa inesperienza e dalle profonde divergenze che oppongono tra loro i movimenti. Alternativa per la Germania ha criticato l’Ukip per il tono populista e le posizioni anti-immigrazione, insistendo che non si alleerà con lui. I partiti che vogliono rispettabilità agli occhi degli elettori si tengono lontani da forze di estrema destra come la greca Alba dorata o l’ungherese Movimento per una Ungheria migliore (Jobbik). E l’Ukip ha respinto il legame con partito anti musulmani Freedom Party olandese o con il Front national francese.