L’Aquila, 5 apr. (LaPresse) – Sono trascorsi cinque anni da quando il 6 aprile 2009 un sisma 6.3 ha distrutto il centro storico dell’Aquila, uccidendo 309 persone e provocando oltre 1500 feriti. Ancora oggi il centro del capoluogo abruzzese è un cantiere a cielo aperto e la ricostruzione sembra lontana, nonostante il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini abbia assicurato che entro il 2019 anni la città tornerà alla normalità. In seguito al terremoto furono stimati danni per 10 miliardi di euro. Gli epicentri si registrarono nella conca aquilana e nella provincia del capoluogo abruzzese: decine i Comuni colpiti tra Abruzzo e Lazio. Non c’è stata pace all’Aquila neppure dopo il terremoto. La ricostruzione della città infatti divenne oggetto di uno scandalo tangenti i cui ultimi strascichi si sono registrati a gennaio quando il sindaco della città, Massimo Cialente, ha rassegnato le proprie dimissioni – poi ritirate – in seguito all’inchiesta della Procura su presunte mazzette per la ricostruzione post sisma. Nella sola città dell’Aquila, oltre ai danneggiamenti alle abitazioni civili, è stata stilata una lista di 45 monumenti da restaurare. A oggi non tutti i cantieri sono aperti.