Varese, 3 feb. (LaPresse) – Un furgone della polizia penitenziaria di Gallarate, in provincia di Varese, che trasportava un ergastolano, Domenico Cutrì, è stato assaltato e il detenuto all’interno è evaso. Secondo quanto riferito dalla questura di Varese ora la polizia è sulle tracce del fuggitivo. Nella colluttazione che si è creata durante l’assalto, avvenuto intorno alle 15 vicino al tribunale di Gallarate,è morto uno degli assalitori. Si tratta del fratello del detenuto, Antonino Cutrì, di 30 anni. L’uomo, rimasto ferito nella spartoria durante l’assalto, era stato subito fermato dalla polizia perchè abbandonato dai compagni in fuga. Un secondo uomo è rimasto ferito, in modo lieve: si tratta di un agente di polizia penitenziaria.
Domenico Cutrì, 32 anni, di origini calabresi, è nato a Cuggiono. Stava scontando una condanna all’ergastolo nel carcere di Bustro Arsizio (Gallarate). Il commando, costituito da 3 o 4 persone, ha atteso che gli agenti della polizia penitenziaria facessero scendere Cutrì dal furgone e poi hanno aperto il fuoco contro di loro. Approfittando della confusione Cutrì si è dato alla fuga a bordo di una Polo Volkswagen nera. Nel dicembre del 2012 il 32enne era stato condannato all’ergastolo per l’omicidio come mandante dell’omicidio di Lukacs Kobrzeniecki, il giovane polacco freddato a Trecate nella notte fra il 15 e il 16 giugno del 2006 mentre stava tornando a casa dopo una serata trascorsa al bar con gli amici.
OSAPP – Gli agenti di polizia penitenziaria a bordo del furgone sono stati minacciati da un commando armato di kalashnikov. Lo riferisce l’Osapp, specificando che l’assalto al furgone di polizia sarebbe avvenuto alle 15.50. La scorta di polizia penitenziaria era partita dal carcere di Busto Arsizio e, giunta davanti al tribunale di Gallarate, ha trovato due soggetti che avevano preso in ostaggio una persona e che poi hanno intimato alla scorta di polizia penitenziaria di lasciare le armi per terra e di consegnare loro il detenuto. Successivamente gli agenti hanno ripreso le armi ed è iniziato un conflitto a fuoco. L’Osapp riferisce che i poliziotti sono stati raggiunti da colpi di kalashnikov, cui è seguito un lungo conflitto a fuoco. Gli assaltatori hanno abbandonato un’auto carica di armi e a quel punto Domenico Cutrì è evaso.
“E’ un evidente segnale di quali siano le vere emergenze del carcere in Italia visto che la politica e la guardasigilli Cancellieri si preoccupano di fare uscire dal carcere i detenuti e non delle condizioni del personale di polizia penitenziaria che vi lavora”. E’ quanto afferma il segretario dell’Osapp (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria), Leo Beneduci. “In questo caso – aggiunge – la pericolosità del detenuto non è stata sottovalutata visto che la scorta era composta da quattro unità di polizia penitenziaria ma nella maggior parte dei casi non è mai così e in carcere ci sono oltre 12mila soggetti di rilevanza analoga a quello fuggito oggi”.
UILPA – “Nell’esprimere vicinanza e solidarietà ai colleghi della polizia penitenziaria in servizio di scorta al detenuto Domenico Cutrì, oggetto dell’attacco violento da parte di un commando che ha determinato l’evasione del detenuto tradotto presso la sede del Giudice Monocratico di Gallarate, non posso non sottolineare l’esemplare atteggiamento tenuto durante i drammatici minuti culminati con un conflitto a fuoco”. Sono le parole di Eugenio Sarno, Segretario Generale Uilpa Penitenziari.”I baschi azzurri erano attesi dal commando nei pressi dell’ingresso della sede giudiziaria con u’arma puntata su un ostaggio che minacciavano di uccidere se non fosse stato consegnato loro il detenuto tradotto – ha aggiunto Sarno -. Pertanto hanno ritenuto prioritario salvare la vita dell’ostaggio non ostacolando più di tanto la liberazione del detenuto. Successivamente i fuggitivi hanno coperto la loro fuga sparando verso i poliziotti penitenziari che non hanno non potuto rispondere al fuoco. Pertanto è da ritenersi pienamente legittimo l’uso delle armi. Resta da verificare se la morte del fratello del Cutrì sia stata determinata dai colpi sparati dagli agenti penitenziari”. “In ogni caso questi sono momenti da dedicare alla cattura dell’evaso – ha concluso Sarno -. Per le riflessioni, e per le probabili polemiche che ne conseguiranno ci sarà tempo. L’evaso qualche tempo fa era stato già trasferito dal carcere di Saluzzo a quello di Cuneo perché la polizia penitenziaria aveva scoperto un piano per evadere dal carcere di Saluzzo. Proprio in ragione di tale precedente la scorta, per la traduzione odierna, era stata rinforzata”.