Roma, 21 gen. (LaPresse) – Sedici anni: questa è la condanna inflitta dal gup a Luigi Preiti, l’uomo che il 28 aprile scorso sparò davanti a palazzo Chigi ferendo quattro carabinieri, di cui uno in modo grave, il brigadiere Giuseppe Giangrande. La decisione del gup, Filippo Steild è giunta dopo poco più di due ore di camera di consiglio. Il pm Antonella Nespoli aveva chiesto diciotto anni. L’uomo è stato condannato per tentato omicidio plurimo, porto e detenzione di arma clandestina. Una perizia psichiatrica lo ha dichiarato capace di intendere e di volere al momento del fatto. Il processo si è svolto col rito abbreviato. A Preiti non sono state concesse le attenuanti generiche. Il giudice ha disposto una provvisionale di 100mila euro. Cinque le parti civili: tre carabinieri feriti, Giuseppe Giangrande, Francesco Negri e Delio Marco Murighile, il ministero della Difesa e l’Associazione vittime del dovere.
FIGLIA: “SONO MOLTO SODDISFATTA”. “Sono molto soddisfatta”, ha commentato la figlia di Giangrande, Martina. La figlia, che assiste il padre da quando è stato ferito, è sempre stata presente a ogni udienza. Anche oggi ha assistito in aula all’udienza. Poi ha stretto la mano ai legali dello stesso Preiti, gli avvocati Raimondo Paparatti e Mauro Danielli. “È stato un gesto spontaneo – ha detto Paparatti – nel corso delle udienze avevamo già espresso vicinanza nei confronti della famiglia Giangrande”.
LEGALE GIANGRANDE: “SENTENZA GIUSTA”. “E’ una sentenza giusta, quella che ci aspettavamo”, ha detto Eriberto Rosso, legale di parte civile di Giuseppe Giangrande. “Il giudice – continua il legale – ha accolto tutte le richieste delle parti civili. E’ la risposta pubblica che dà conto a chi è stato colpito nello svolgimento del proprio dovere. Adesso aspettiamo di leggere le motivazioni e prendiamo atto che la sentenza ha ritenuto che Preiti ha agito in assoluta consapevolezza. Si tratta di tentati omicidi volontari”.
“CHIEDO SCUSA A TUTTI”. “Chiedo scusa a tutti. Non volevo fare ciò che ho fatto. Se potessi mi sostituirei a Giangrande per essere al suo posto”, ha detto Preiti prima che venisse pronunciata la sentenza. “Chiedo scusa a tutti – ha aggiunto – all’Arma dei carabinieri, ai singoli militari feriti, alla famiglia di Giangrande ed alla mia famiglia. Se potessi mi sostituirei a Giangrande prendendomi le sue sofferenze. Non volevo fare quello che ho fatto”. I legali di Preiti hanno riferito che il loro assistito è prostrato e dispiaciuto.
LEGALI PREITI: “PER LUI DISASTRO PERSONALE, FAREMO APPELLO”. Preiti “ha perso il lavoro, poi il legame con la moglie, il figlio”, hanno commentato i suoi legali. “E’ stato investito – hanno aggiunto – da un disastro umano e personale. Ha agito perché affetto da una cosiddetta ‘depressione maggiore’. Luigi Preiti aveva questa situazione. Attendiamo le motivazioni della sentenza, ma sicuramente faremo ricorso in appello”.
TELEFONATA A PALAZZO CHIGI: “AIUTI PER LA CALABRIA”. Sulla vicenda, intanto, trapelano indiscrezioni circa l’arrivo alla segreteria della presidenza del Consiglio, prima che avvenisse la sparatoria, di alcune telefonate con le quali si sollecitavano “aiuti per la Calabria”. Le indagini disposte dal magistrato avrebbero comunque escluso un legame tra il gesto di Preiti e le comunicazioni ricevute da funzionari della Presidenza del Consiglio.