Roma, confiscati beni per 120 milioni a immobiliarista Marcaccini

Roma, 29 ott. (LaPresse) – La Dia di Roma e Reggio Calabria ha confiscato immobili di pregio per 120 milioni di euro e 33 società di capitali riconducibili a Federico Marcaccini, noto immobiliarista romano 43enne. Il provvedimento, che trae origine da una proposta di misura di prevenzione patrimoniale a firma del direttore della Dia, colpisce il patrimonio aziendale di 33 società di capitali, di cui ventisette con sede a Roma, quattro in provincia di Roma e due a Latina, operanti nei settori immobiliare, edilizio, ricerca e sviluppo nei comparti ambientale e tecnologico, commercio di autovetture e gestione servizi aeroportuali; beni mobili e immobili di pregio per 120 milioni di euro circa riconducibili alle società.

Tra i beni confiscati anche l’immobile locato alla società di gestione del teatro Ghione – quest’ultima estranea ai fatti ed al sequestro – adiacente piazza San Pietro; una villa in stile liberty a 4 piani in zana Nomentana-Porta Pia; un fabbricato con 10 unità immobiliari nella centralissima via di Ripetta; tre immobili adibiti a garage e magazzini per complessivi 1800 mq, nella via Tuscia, via Leone Magno e via Santa Maria delle Fornaci; due immobili adibiti ad uso alberghiero a Taormina, e Fabbrica di Roma (Viterbo); due ville a più piani con ampio parco annesso a Sabaudia (Latina); altre villette ed appartamenti a Fabrica di Roma, Mentana e Rignano Flaminio.

La confisca ha riguardato anche disponibilità finanziarie costituite da rapporti bancari di vario titolo per un valore stimato di circa un milione e mezzo di euro, nonché dal contenuto di una cassetta di sicurezza in cui erano custoditi orologi e monili di cospicuo valore. Marcaccini era stato sottoposto, nell’ambito dell’operazione ‘Overloading’, a un provvedimento restrittivo di fermo emesso il 29 novembre 2010 dalla procura distrettuale di Catanzaro, unitamente ad altre 76 persone, tutte ritenute associate una vasta e ramificata consorteria criminale di San Luca (Reggio Calabria) dedita al traffico internazionale di ingenti quantità di cocaina tra la Colombia e l’Italia.

All’interno dello scenario investigativo delineato, Federico Marcaccini, detto “er pupone”, grazie ai suoi contatti con esponenti della potente cosca Pelle del comune calabro, fungeva da finanziatore delle illecite attività realizzate dall’organizzazione criminale.

L’attivismo imprenditoriale del Marcaccini, nonostante la sua giovane età e, soprattutto, la modestissima posizione reddituale ufficialmente dichiarata, aveva insospettito gli investigatori che, al termine di approfonditi accertamenti patrimoniali disposti dal direttore della Dia, eseguivano nel settembre 2011 un provvedimento di sequestro anticipato dei beni dell’imprenditore, disposto, ai sensi della normativa antimafia, dal tribunale di Roma – sezione per le misure di prevenzione.